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Scintille dal Perù ottobre 2008
DNA
scritto nei volti di fratelli
Non conosco tutta la
trafila tecnologica per scoprire il DNA di una persona. Sono sicuro che il DNA
dei miei genitori, Noè e Giuditta, stia scritto a chiare lettere nei volti di
mia sorella Suor Dalmazia e nel mio. Ultima prova è stato il nostro incontro
qui a Huacho il 25 luglio. Presentandola come “mia sorella”, sorella vera di
sangue, tutti si mettevano a guardare i nostri due volti per scoprire
gioiosamente che è una verità stampata negli occhi, nelle guance e anche nel
sorriso... Cambia così subito l’approccio, non è solo un tuo amico, fosse
anche il tuo Cardinale, è uno di “famiglia”, parola magica e mai conosciuta
a sufficienza come la parola “amore”.
Una settimana intensa che
è raccontata in venti e più pagine del diario di Suor Dalmazia, come si può
trovare sul www.sullarcadinoe.it,
cliccando Dalmazia.
Personalmente ripercorro
gli incontri con lei fatti negli anni d’Africa, in Mozambico e Zambia dal 1971
al 1986, tutti con colori diversi da quello del matrimonio della sorella Rosy a
quelli quasi clandestini in tempo di guerre con frontiere chiuse. Sempre il DNA
familiare ci ha aiutato ad incontrarci per sentirci a casa nostra con i nuovi
membri di “famiglia allargata” grazie agli orizzonti missionari: portoghesi,
makua, makonde, niangia, tonga, inglesi, italiani e ora peruviani. Un miscuglio
di lingue con un denominatore comune: la fede in Cristo, vissuta nella Chiesa
Cattolica sparsa nel mondo.
A quando il prossimo
incontro e dove? Magari in Mongolia…
San
Francesco e gli italiani di Huacho
Era il primo giorno di vacanza dell’anno scolastico negli anni della mia infanzia: il 4 di ottobre festa di san Francesco di Assisi, patrono di Italia, grazie anche al suo Cantico delle creature, prima poesia scritta in un italiano primordiale del 1200.
Tra le 15 statue di Santi venerati nella Cattedrale di Huacho, incontro anche quella di San Francesco di Assisi, non so se arrivata qua con le caravelle di Cristoforo Colombo o con l’armata di Francesco Pizzarro.
Ora è collocata nella
pala dell’altare, venerata da un gruppo di fedelissime del Terzo Ordine
secolare, le stesse che curano Sant’Antonio di Padova.
Gli italiani che
c’entrano e dove sono? Migliaia di peruviani sono in Italia ora, ma è anche
vero che migliaia di italiani sono venuti in Perù negli ultimi due secoli. Due
nomi sono parte della storia di qua e hanno tanto di vie e monumenti in loro
onore: il generale Francesco Bolognesi e lo scienziato milanese Antonio Raimondi,
tutto negli anni 1850 – 1890. Un
gruppo di emigranti italiani arrivò qua via mare dal porto di Genova nel 1850
per i giacimenti di guano e salnitro, mentre l’altro per agricoltura e
commercio negli anni 1920 – 1930, dopo la prima guerra mondiale. Qui a Huacho
la “famiglia italiana” ha anche un suo ristorante chiamato, guarda caso,
Italia, fondato nel lontano 1885.
Un
invito alla cieca
“Paisano, qui siamo in tanti, le darò una mano!” E’ padre Angelo Bisso Andrade, nipote di Giacomo, il nonno arrivato qui dalle sponde del Mar Ligure di Recco. E’ parroco sull’oceano Pacifico, in una caletta molto simile a quella di Recco, che lui non ha mai visto. E’ sempre italiano, è nella lista elettorale degli italiani all’estero, con diritto di voto.
Metto giù un volantino e
lo affido a San Francesco e alle poche famiglie che già conosco, partendo da
Cecilia, pronipote di piemontesi di Susa e dalla signora genovese Bacigalupo,
forse cugina del famoso portiere del mitico Torino crollato a Superga nel 1950.
“Non si dimentichi che san Francesco amava gli animali, metta la benedizione
delle mascotas al pomeriggio, vedrà quanti cani, gatti, uccelli verranno…”.
Il tam tam pubblicitario
ha funzionato, le radio locali, non so come, hanno captato il messaggio
ripetendolo ogni giorno, forse più per amore agli animali.
So che i 400 volantini non
sono stati sufficienti e più di uno li ha fatti fotocopiare, inventandosi anche
copie a colori. Da parte mia ho cercato in spagnolo la preghiera di san
Francesco, quella che comincia con “Signore, fa di me uno strumento della tua
pace”, facendone stampare 1.000 copie. Ho pure rintracciato nel rituale
ufficiale una benedizione per gli animali, pur allergico come sono ai cani.
Il
lupo di Gubbio e i suoi fratelli peruviani
Sabato 4 ottobre alle 15.30 il piazzale della Cattedrale vedeva dei nuovi fedeli a quattro zampe che ringhiavano per entrare in Chiesa, mentre i loro padroni sudavano a trattenerli con i guinzagli. Dall’alto di una panca ho cercato di leggere parte della predica di San Francesco agli uccelli, creature tanto amate da Dio, libere di spaziare nel cielo azzurro.
Passata la paura del primo impatto, tutto si è svolto poi in un clima di festa, con almeno 200 cani, cagnolini, usignoli colorati, topolini d’india, tartarughe e salamandre che hanno ricevuto almeno una goccia di acqua santa, con i loro padroni felici, con l’accompagnamento musicale spontaneo dei vari protagonisti a quattro zampe. Sono stato a disposizione per oltre un’ora anche per le varie foto di rito, compresa quella con un bulldog formato gigante, con tanto di museruola e tenuto sotto stretto controllo dal suo padrone. Qualche cagnolino aveva anche il suo personale “padrino di battesimo”! Lo spirito di allegria e di “perfetta letizia “ di San Francesco era nell’aria trasmettendo un calore di pace a queste creature del Signore che vivono nelle case degli uomini favorendo un clima di serenità. Quasi quasi faccio anch’io la pace con i cani, o almeno con i cagnolini!
(altre foto si trovano su: http://picasaweb.google.it/huacho.info/BendiciNDeMascotas# )
La
Messa del Santo con il tricolore
I Peruviani a Milano
festeggiano a ottobre il loro “Signore dei miracoli” e gli italiani il loro
patrono San Francesco a Huacho. Davvero nella valigia dell’emigrante ognuno ha
messo anche la sua fede e il suo Santo.
Due nipoti di emigranti celebrano la Messa, uno è Padre Angelo Bisso e il secondo sono io, nipote di mio nonno Antonio Chiarcossi, un friulano che ha girato il mondo agli inizi del 1900. A poco a poco le panche si sono riempite di famiglie con almeno qualche goccia di sangue italiano, con uno sguardo all’altare e alla bandiera tricolore. Messa solenne, predica “doppia” ricordando ogni sacerdote le sue radici, sentendo nell’aria la magia di un incontro di famiglia. San Francesco dalla sua nicchia dorata avrà certamente lanciato uno sguardo su tutti per sussurrare insieme: “Dove c’è odio, che io ponga amore, dove c’è discordia io ponga armonia”.
Nelle riunioni di famiglia
non c’è fretta, così tutti passano nel vicino salone Paolo VI che ha sullo
sfondo un triangolo tricolore di grande effetto. Da quale valigia di emigrante
sarà sbucato? Quasi 200 persone si ritrovano così per la prima volta insieme
passando attraverso quattro generazioni. Non c’è più nessuno naturalmente
della prima del 1800, ma dal 1920 c’è tutta la gamma di età e di sfumature
di colori, nell’intreccio dei matrimoni. Velocissimamente si scorre un elenco
di famiglie, per accorgersi che ce ne sono molte altre che alzano la mano per
raccontare la loro storia. Nel sistema spagnolo si conserva il cognome della
mamma, evidenziando direttamente la radice. Ecco qua i cognomi delle famiglie
italo - huaciane.
Acasiete
Bacigalupo, Baglietto, Bernardini, Biancato, Bianchi, Bicetti, Bonatti, Bonetti,
Bisso, Bissolesi, Bonicelli, Bonino, Bozzo,
Bressani, Brissolese, Brissolesi, Canepa, Carbone, Clavarino, Corvetto,
Caviglia, Dal Sasso, Del Campo, Drago, D’Arrigo, Cuenca, Dall’Orso, Daorta,
Fumagalli, Favro, Fedalto, Gatti, Gianetti, Giannone, Licetti, Longobardi,
Jaramillo, Marcenaro, Magni, Migliori, Minetto, Montegirfo, Mora, Patroni,
Peirone, Pezzia, Pezzini, Poggi, Queirolo, Osso, Rocca, Rotta, Rossi,
Sanguinetti, Schiaffino, Solari, Simonetti, Tasso, Tolentino, Toscano, Vaccaro,
Vaccari, Vicetti, Zerillo e Zucchetti.
Il brindisi è stato fatto con vino Queirolo, dall’entroterra della Liguria, la torta di san Francesco era tricolore con l’immancabile candelina da soffiare esprimendo un desiderio. Unico per tutti il desiderio: ritrovarci presto per ricostruire con freschezza la “famiglia italiana”. Un ragazzo aveva scaricato da internet l’inno di Mameli, lo aveva imparato, ma l’emozione gli ha bloccato la voce.
Erano quasi le 11 di sera
quando la famiglia Zucchetti con i tre figli sotto i dieci anni ha detto:
“Scusate, è bello, ma devo scappare, sono venuto da Lima apposta, grazie”.
E’ un giovane imprenditore con una catena di distributori di benzina. Nella
notte avrà parlato ai suoi figli delle sue radici italiane lasciandoli
addormentare a poco a poco lungo i 170 chilometri attraverso il deserto.
Le tre processioni del “Señor de los milagros”
Ottobre è il mese viola, il colore dell’abito della confraternita del Señor de los Milagros. Dal 18 ottobre anch’io sono “hermano”, anch’io ho l’abito viola, il cordone bianco al collo e lo stemma sul petto. Mi manca l’esperienza di “cargatore” della portantina del quadro miracoloso, fatica che condividerò a giorni con altri 31 compagni di quadriglia.
Don
Antonio Colombo
Huacho 23 ottobre 2008