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Scintille dal Perù - Novembre 2008

Finalmente compio un anno in Perù

Nella notte del 23 novembre 2007 entravo nella mia nuova casa di Huacho sotto lo sguardo della luna voltata all’ingiù. Dopo un anno esatto ho guardato in alto, senza trovare la luna – ha ritmi diversi dal calendario solare - sentendomi però sempre guidato dalle stelle.

Un veloce esame di coscienza mi dice che sto bene e posso continuare, il Perù mi piace. Spero che anche i peruviani non abbiano parere diverso.

Sono più ricco di una lingua, discretamente assorbita, capisco quasi tutto il linguaggio parlato e mi sembra di farmi capire al 95%. Ho la terza patente di guida, anche se mi muovo a piedi o con moto – taxi.  Non mi ricordo più come sia fatta la pioggia, avendola vista solo per tre ore in tutto un anno. Ho scoperto che il deserto esiste non solo nel Sahara e che davvero può essere trasformato con l’acqua che scende dalle Ande e fa fiorire campi stupendi che producono di tutto. L’ Oceano Pacifico è quasi sempre tranquillo, ma non è accogliente, le sue acque sono sempre freddine.

Salute buona, controlli del sangue regolare, però ho avuto una fastidiosa tosse per un mese. La cucina peruviana non ha convinto il mio stomaco, lasciandomi i gusti italiani con buone pastasciutte. Le famose montane delle Ande sono ancora fuori dalla mia portata, anche se ho toccato quasi tremila metri risalendo vallate ricche di verde e di petraie.

Momenti belli e intensi con la visita del cardinale Tettamanzi e soprattutto di mia sorella suor Dalmazia, con Suor Maria Luisa.

Qualche difficoltà non manca mai nel cammino della vita ed ognuno impara ad affrontarla e a superarla. 

 

Nel “mio” campo

La Cattedrale ha fatto passi da giganti come volto esterno, dalla grande pala dorata dell’altare passando per una nuova Cappella dell’adorazione eucaristia, per salire in alto con una croce di 6 metri che brilla nella notte in cima al campanile. Dentro si svolge la vita religiosa non misurabile con criteri umani. Lì c’è l’incontro con Dio che si serve anche di me nelle Sante Messe che celebro e soprattutto con il colloquio sottovoce nel confessionale che più mi mette in contatto con la gente che chiede di sperimentare l’amore di Dio nella sua vita.

                 

Basterebbe questo a dare un senso totale al mio essere qui.

 

Mi ha spalancato molto il cuore l’essere cappellano di due Ospedali. Con i miei “pazienti” ho festeggiato il 12 novembre il mio settimo compleanno con il cuore nuovo, dando grazie a Dio, ai medici di Niguarda, alla mia famiglia e agli amici. Quando vedo uno con le stampelle mi viene da ridere ripensando alle mie stampelle dello scorso anno, tutto per colpa di un pallone!

Ho sofferto sempre amministrando l’Unzione  degli Infermi e soprattutto il Battesimo a neonati senza speranza, almeno una decina.  Nella visita settimanale agli ammalati a tutti dico una parola e traccio un segno della Croce sulla fronte, donando quasi sempre anche un’immaginetta con una preghiera significativa, per un totale di 5.000 incontri. Ho imparato a riconoscere gli ammalati protestanti per la Bibbia con copertina nera che hanno accanto al letto; mi avvicino a loro in punta di piedi e con rispetto.

 Specialità locali sono le benedizioni con acqua santa a tutte le possibili immagini o statue, ai bambini, ai neonati, ai locali nuovi, alle ambulanze nuove, ai bagni nuovi o rifatti, alle strade asfaltate, agli strumenti musicali e ai vari animaletti domestici.

Pezzo forte è stato pure il conoscere e partecipare alle processioni più diverse, da quelle con decine di persone a quelle con migliaia, sempre portando a spalla una statua o una croce considerata e trattata come “viva”, direi parlante ora e qui. Anch’io ho caricato la portantina del Signore dei miracoli, una bella esperienza di fede e di fatica, anche se il mio cuore cominciava a lamentarsi.

Sono esperto anche in sfilate civili e militari perché la Piazza d’armi davanti alla cattedrale ne vede una ogni domenica, senza contare quelle infrasettimanali per “compleanni” delle varie scuole o istituzioni. Conosco ora quasi più l’inno nazionale del Perù che quello italiano, anche perché tutti e due sono nati nei tempi della lotta per la libertà. Tutto serve per festeggiare fino a notte con musica e anche qualche buon bicchiere.

Un orizzonte nuovo è pure l’incarico di seguire le Suore e in particolare quelle di clausura, a cento chilometri di distanza, dando anche il ritiro mensile, che però limito a una predica e mezza.

 

 

Cresime per il “compleanno”

Domenica 23 novembre ho festeggiato il primo compleanno di presenza a Huacho con 110 Cresime amministrate a ragazzi e ragazze sui 16 anni. Ricordavo la prima emozione del 9 dicembre 2007 con le gemelle Fiorella e Fabiola e del giovane Miguel. Ora sono più esperto in lingua ma sempre emozionato quando il Vescovo mi assegna questo incarico di rendere presente lo Spirito Santo in questi giovani che si aprono ai problemi della vita, chiedendo forza e allegria spirituale. Sono pochi secondi ma preziosi per loro e per me, tanto da rivedere sempre volentieri i primi tre, quasi fedelissimi alla Messa e impegnati come aiuto catechisti.

            

Ora si comincia a guardare al Natale, un Natale sobrio, semplice, senza quella benedizione delle case che mi piaceva tanto tanto, sia a Cerro Maggiore in gioventù con il chierichetto Mayer sia a Cologno Monzese tra i palazzoni, sia a Milano Greco in mezzo ai ponti delle ferrovie che all’Altopiano di Seveso tra le villette sparse nel verde. 

Avrei maturato anche il diritto a un mese di vacanza in Italia, ma lo metto nel fondo pensione.

Prevedo di festeggiare il Natale anche con gli italo-discendenti il 27 dicembre.

Già auguro Buon NATALE a tutti.

don Antonio Colombo

 

Huacho, 25 novembre 2008

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