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  FIORE DEL DESERTO n. 5

 Dall’ospedale al Natale, con speranza 

 

 

 

 Sosta in ospedale

La mattina del 2 novembre, giorno dei defunti, il mio respiro diventa affannoso. Si calma un po’ lasciandomi celebrare la Messa dello 9, ma mi accorgo che qualcosa non funziona… Alle 12.30 con voce rauca chiamo Laura, volontaria missonaria, per raggiungere il vicinissimo ospedale regionale con 39.5 di febbre di una broncopolmonite acuta. Dopo cinque  anni riassaggio il gusto di stare steso in un letto, (reparto medicina, secondo piano, camera numero 16) mentre attorno tutti si danno da fare per ristabilire i valori del mio organismo. Quindici giorni di antibiotici mi rimettono in piedi scoprendo  il valore di un detto peruviano: “Mettiti a letto e scopri chi sono i tuoi amici”. Ne ho tanti: dottori, infermieri, il Vescovo, parrocchiani e un giovane cieco che viene accompagnato da uno zoppo. Anche Facebook é  strumento di diffusione della notizia, chi viene a trovarmi scatta una foto e la mette in rete con gli amici che moltiplicano i contatti con altri amici degli amici…

Conosco tutti i ritmi della vita d’ospedale che non ha soste in tutte le 24 ore. Pochi i momento di silenzio che ho riempito con preghiere e meditazione. Tutto un sapore speciale é celebrare la Messa nella propria casa, tra una medicina e l’altra, con gli amici che sono venuti a trovarti, sorpresi dalla mia domanda: “Posso celebrare la Messa qui, mi accompagnate o avete fretta?” In un attimo sistemano un tavolino che diventa altare per  Gesú che viene a vivere  nell’intimitá del focolare.

messa in casa

La tomografia del 17 dicembre dice che il polmone destro ha superato brillantemente la crisi, mentre la voce ha bisogno di qualche tonalitá in piú. Il primo suggerimento di tutti i medici é: “Non parli, don Antonio!” Ci provo ma non riesco a metterlo in pratica!

con una ragazza

 

con gli amici della confraternita

Otto torte per il compleanno

Malato sí o malato no, qui il compleanno é sempre qualcosa di sacro con i suoi ritmi che sempre culminano con una torta, raggiungendo il totale di otto con otto gruppi di persone diverse. Quello che piú mi ha emozionato é stato con i 70 uomini e donne della mensa popolare parrocchiale. Certamente si sono autotassati per decorare a festa il locale, ingaggiare una orchestrina, il vino per il brindisi, la torta con la candelina 74 e i regali come gruppo e anche come singoli. Nel bel mezzo della festa é arrivato un giornalista, un fotografo e una televisione (chi li ha chiamati?). Al giornalista che mi ha chiesto come mai incontravo tanto “cariño”, attenzione,  dalla gente gente di Huacho, ho risposto di avere impararato da mamma e papá a tenere sempre la porta di casa aperta, con squisita accoglienza. Una bambina povera mi ha regalato una mela.

torta n. 3

torta n. 4

Centinaia di prime comunioni

Il riposo medico ha rallentato il mio coivolgimento nella preparazione di quasi 300 bambini per la Prima Comunione. Non mi stanco mai nel godere i volti di questi bambini e bambine che ricevono Gesú con occhi pieni di luce. Nello stesso tempo divento triste nel vedere che poi non continuano questa amicizia con Gesú, dei 300 vengono alla Messa domenicale meno di 30! Che mistero anche questo!

Il vicino Natale risveglierá la loro fede?

Non posso dimenticare Claudia, una ragazzina che ha ricevuto il Battesimo e la Prima Comunione con una gioia velata di tristezza perché non aveva vicino nessuno dei suoi familiari pur incontrando persone generose che l’hanno accolta, educata e accompagnata all’altare. Gesú resta suo amico per sempre, potrá crescere bene.

occhi di Claudia

occhi pieni di luce

La chiamata del maresciallo

É notte fonda, sono le due quando squilla il telefono. “Sono la moglie del maresciallo…” un fiume in piena mi parla della festa di compleanno del “maresciallo” che é arrivato a quota 90! Tempo per risvegliarmi con un vivo ricordo di questo maresciallo milanese che avevo rivisto solo pochi mesi fa, fresco per la sua ‘giovane etá’. Posso ora ascoltare la sua voce in diretta. “Don Antonio, non ho voluto nessun regalo per me, ho chiesto ai miei familiari e amici di mettere qualche euro nel piatto, posto al centro della tavola, per aiutare lei e i suoi peruviani che hanno bisogno. Non é molto, sono 350 euro, ma dati con il cuore. Come facciamo a mandarglieli per Natale?”

La considero come torta numero nove, questo compleanno festeggiato con la generositá che supera gli oceani.

Grazie, maresciallo e avanti almeno fino a quota 100!

 

pronti per la cioccolatata

Tra i monti

Disobbedendo ai medici non sono riuscito a mancare all’appuntamento con i bambini che vivono tra le montagne per il gioioso incontro chiamato cioccolattata natalizia.

Babbo Natale nel deserto

Sempre la stessa zona da cinque  anni, sempre con i discendenti degli italiani qui approdati nel 1880, sempre con tre scuolette sparse lungo la valle di Ambar, sempre la stessa accoglienza e semplicitá. Novitá é la campagna medica gratuita, di enorme utilitá per bambini e anziani che vivono lontani dagli ospedali e trovano medicine per le loro bronchiti o problemi di stomaco. Non si vede malnutrizione perché qui tutti vivono dei frutti della campagna irrigata con l’acqua che scende dalle montagne. Ma il bello é sempre il pomeriggio tra gare di ballo, canti natalizi, domande bibliche, una bibita fresca, una fetta di panettone e soprattutto i regali di giocattoli anche modernissimi come modellini di super aerei o la Barbi all’ultima moda. Tutti si sono specializzati animatori di feste con Babbo Natale, accompagnato da un simpatico folletto. Partecipa alla festa anche una coppia di super anziani con tante rughe sui volti bruciati dal sole. Non si é fermata un minuto la piccola Stefania di tre anni, presente a tutti i balli e a tutti i giochi, movendosi elegantemente  qui e lá.

Babbo Natale

 

Giá verso il tramonto abbiamo celebrato la Messa nella cappella che solo due volte all’anno vede un sacerdote. C’era una pace grande nei cuori.

i bambini ballano

 

tra i monti, felici

 

bimba tra i monti

Tre re magi in ospedale

Un presepe vivente, animato dal personale di emergenza dell’ospedale, percorre in lungo e in largo le corsie e i vari consultori con canti,  preghiere e soprattutto quel sorriso di speranza che da sempre il Natale trasmette alle persone che soffrono. La carovana é composta naturalmente dal barbuto San Giuseppe, da una Madonna in attesa, da piccoli pastori, da un angioletto vivace  e da tre robusti re d’Oriente.

Sono questi ultimi che piú si muovono di letto in letto con le loro corone di cartone e i loro doni, dando allegria, sprizzando salute da tutti i pori.

 Ad un certo punto sparisce la Madonna incinta, sostituita da un’altra con in braccio un bambino nato da pochi giorni. É con questo piccolo innocente trucco che la carovana arriva alla grotta dove la Madonna adagia il suo bambino (meglio il Bambino Gesú) su una stuoia all’ombra di una palma.

Piú che i pastori o i Re Magi é Marianna, una bambina di tre anni, che non stacca gli occhi dal neonato e fa vari tentativi per dargli un bacetto non osando raggiungerlo perché il piccolo dorme tranquillissimo. I tre Re Magi stanno bevendo una bibita fresca, stanchi del viaggio e toccati dal sole giá estivo del Perú!

Frutto di questa carovana sono sei grossissimi pacchi di regali che saranno distribuiti tra i poveri della cittá.

 

Mariana estatica

presepe in ospedale con i tre re magi

Notte di Natale in lacrime

É la quarta volta che entro nel carcere di Carquin per il concorso dei presepi. Sono quasi duemila gli interni, un poco stipati nei sei padiglioni. Lavorando da piú di un mese hanno preparato interessantissimi presepi, due all’aperto su aree grandi e quattro all’interno. Novitá dell’anno sono i canti che vengono valutati con un punteggio speciale. Tutti i padiglioni hanno cantato in modalitá diverse “il burrito sabanero – l’asinello del deserto” che deve muoversi veloce per vedere il Bambino Gesú. Novitá é anche la presentazione del gruppo con un delegato che ha detto. “Quest’anno potremo vedere le nostre famiglie nel pomeriggio della vigilia, peró a mezzanotte saró solo nella mia cella, nel buio e certamente delle lacrime righeranno il mio volto…” Emozionato ho commentato: “Coraggio, sono lacrime di amore, un amore che non si spegne da duemila anni.”

Nel padiglione delle donne, per alcuni minuti ho preso in braccio una bimbetta di due mesi, piccola innocente che sta crescendo lí con la sua mamma rientrata in carcere otto giorni dopo aver dato alla luce.

 

coraggio, bimba

Prendiamo tutti in braccio questo Gesú Bambino, segno e simboli di tutti i bambini che soffrono e aspettano il calore di Maria e Giuseppe, il sorriso dei pastori, il canto degli angeli e anche i ricchi doni dei Magi.

 Buon Natale e Buon Anno 2015

 Don Antonio Colombo

 Huacho, 21 dicembre 2015

in amicizia

 

 

l'asinello va...

   
 

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