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FIORE DEL DESERTO N. 1

 

Di tre anni in tre anni esce un libro con le mie esperienze in Perù. Ogni volta devo pensare a un titolo corrispondente all’ambiente in cui vivo. Le “scintille” mi avevano scaldato il cuore nei primi tre anni (2007 – 2010), le “onde peruviane” mi avevano avvicinato all’immenso oceano del porto di Huacho (2011-2013) e ora “ i fiori del deserto” mi fanno gustare questa terra senza pioggia, senza neve. E’ una terra secca e arida che riceve dalle Ande quella preziosa acqua che può fare fiorire il deserto e dare speranza anche a chi ha il coraggio di piantare quattro pali nell’arena, sognando una casa che a poco a poco potrà crescere e dare alla sua famiglia un futuro luminoso.

           

copertina del nuovo libro. Onde peruviane                                                                                                                    nel deserto nuove case

 

Il primo fiore: l’amicizia

Manca poco alla celebrazione dei miei 50 anni di sacerdozio, ma un regalo l’ho già ricevuto, quello dell’amicizia. Ho celebrato la MESSA DEL GALLO alle quattro di mattina della domenica di Pasqua nella Cattedrale di Huacho con 21 amici italiani di Cerro Maggiore, lì nelle prime due banche della Cattedrale. Con alcuni di loro avevo vissuto la mia prima Pasqua nel 1965, quella ancora in latino. La gioia di un’amicizia nella fede che non si spegne e riallaccia subito dialoghi interrotti, ma mai spezzati pur nei cammini diversi della vita di ognuno di noi.

 

Ecco i nomi dei miei 21 amici: Giordano, Liliana, Fausto, Piergiorgio, Gennaro, Grazia, Alberto, Silvia, Silvana, Alessandro, Angela, Stefano, Giacinta, Riccardo, Maria Angela, Daniele, Irene, Angelo, Angela, Francesco e Agnese.

21 amici

“Vi dico un grazie grande grande per aver volato fino alle spiagge di Huacho, la città che è stata felice di accogliervi. Da parte mia sono felicissimo di unire lo sguardo al mio nuovo popolo del Perù e nello stesso tempo mi sento accompagnato da voi, uomini e donne di una giovinezza che non si spegne. Felice è stata anche la cuoca Carmen che vi vedeva gustare i suoi piatti italiani e peruviani.

Conservate nel cuore questa Pasqua 2014, con tutte le foto, le sensazioni, le emozioni.

Mettete nero su bianco per dare inizio al mio libro numero tre che vorrei intitolare: “FIORI DAL DESERTO del Perù”. Voi adesso potete capire quanto vale un fiore che spunta tra le baracche di Fujimori innaffiato dalle due suorine Rosa e Marta con padre Giuliano o da quelle altre suore sognatrici settantenni che vivono sulla collina di Manzanares con vista mare, cantando “ burrito sabanero”, il canto natalizio più popolare in Perù.”

Questi 21 amici sono venuti per vivere insieme con me i  giorni centrali della Settimana Santa di Huacho, ricca della liturgia romana e ricca della liturgia popolare che ruota attorno alle statue, considerate vive in tutti i sensi. E’ sempre lo stesso Gesù, quello Eucaristico del giovedì, quello nel sepolcro del venerdì e soprattutto quello che risorge nell’aurora del mattino di Pasqua, con i fedeli che si stringono attorno a Lui nei momenti intensissimi del dolore per scoppiare di gioia quando Lui risorge in questo 2014 per percorrere felice le strade della città.

A questi 21 amici ho mandato una e-mail con alcune domande, invitandoli a scrivere le emozioni vissute nel loro velocissimo passaggio a Huacho.

Piergiorgio è stato il primo a rispondere.

 

momenti intensi

in cammino per la città

La mia Pasqua in Huacho.

 

Nello scorso settembre 2013, Silvana mia cognata, mi chiede “ vuoi venire in Perù?” Lei è abituata a viaggi turistici in giro per il mondo, io no, anche se per lavoro ho viaggiato tantissimo in Europa e un po’ in Brasile e Argentina. Domando “ma cosa andiamo a fare?” risposta “ il programma ancora non c’è, comunque andiamo a trovare Don Antonio”. Chiedo: “Chi è?”, mi rispondono è stato il nostro prete a Cerro e gli piace il calcio. Le informazioni mi bastano, mi fido di Silvana, e la risposta è un OK.

1° GIORNO: da Milano a Huacho

Bene, si parte il 16 aprile 2014, sveglia ore 04.30, ore 5:00 arriva Silvana, ore 6:00 aeroporto di Linate, ore 8:00 partenza per Madrid, ore 13:00 partenza da Madrid per Lima arrivo previsto ore 18:00 locali (ore italiane 01:00 del 17/04/2014) dopo ben 31 ore di viaggio.

Puntuale l’arrivo a Lima, dopo il disbrigo delle pratiche aeroportuali usciamo dall’aeroporto ed ecco l’incontro con don Antonio. Un uomo di età credo tra i 60-70 anni probabilmente sui 65. Ci salutiamo, lui ci riceve con un benvenuto, ma traspare cordialità, sincerità e simpatia e subito mi trovo a mio agio. Partenza in pullman per Huacho ovviamente assieme al Don che fa subito da Cicerone. Viaggio al buio per circa 150 Km sulla Panamericana, all’uscita di Lima, credo per circa 30-40 Km, a destra e sinistra dell’autostrada immensità di piccole luci come a Natale (molto suggestivo)!!! Verso le 21:00 arrivo all’Hotel Pacifico di Huacho e anche qui don Antonio fa gli onori salutando tutti, da gentiluomo aspetta che ci diano le chiavi delle camere ci augura buona notte e ci da appuntamento per il giorno dopo alle 9:00 circa. Non ceniamo e andiamo a letto distrutti!!

 

 

verso Huacho

2° GIORNO: Giovedì Santo

Risveglio, colazione e all’ingresso Hotel appare il Don, saluti abbracci e via sui favolosi taxi a tre ruote verso la cattedrale (un solo gruppo di nove persone perché gli altri sono rimasti a Lima). Quello che ci aspetta in cattedrale è veramente interessante. Capisco dal continuo arrivo di preti in nero che ci deve essere un raduno di tutta la diocesi, ma noi Italiani, dopo un rapido sguardo all’interno della cattedrale, abbiamo altri obiettivi. Primo consegnare alla farmacia della cattedrale un po’ di medicine più una sonda per l’ecografo locale che uno dei medici del gruppo installa, controlla e fa funzionare immediatamente con i primi pazienti arrivati.

ecografo pronto

Poi il Don chiama un ragazzo che ci apre la porta che comunica con le due torri campanarie della facciata della cattedrale e ci fa salire come ospiti d’onore. La vista dalla cima è sorprendente, la piazza che si estende leggermente a destra è molto bella circolare, pulita e piena di gente seduta tranquillamente sulle panchine. Guardando dritto in fondo si scorge l’oceano pacifico che a mio parere emana un profumo di mare misto a una leggera umidità che si percepisce fino a qui. Prima sorpresa: quasi tutte le costruzioni che vediamo dall’alto non hanno un tetto almeno come lo pensiamo noi. Finiscono con la soletta che fa da soffitto e da tetto con l’accortezza di lasciare fuoriuscire nei quattro o più angoli portanti i ferri dell’armatura per l’eventuale costruzione di un altro piano.  Dietro di noi si estende un cortiletto che fa da pre ingresso alla cattedrale che ha grossi portoni sempre aperti, questo permette anche alle persone nel cortile di assistere alle funzioni.

Plaza d'Armas

La cattedrale all’interno è bella, pulita, essenziale e un po’ spagnoleggiante con statue e pale in legno, credo mogano, molto molto espressive e un Cristo Morto in una teca con le braccia mobili lungo i fianchi. Da non dimenticare la vista sui tetti di due condor appollaiati. Aspettando l’ora di pranzo fotografiamo di tutto, passeggiamo per la piazza, assaggiamo patate uova e salsa e dell’ottimo pane dolce che sa leggermente d’anice. Tutto acquistabile sulle bancherelle di fortuna fuori dalla cattedrale. Per il pranzo don Antonio ci invita a casa sua, dove la sua cuoca, la signora Carmen, ha preparato tutto mentre Laura, una ragazza italiana che lavora nella comunità, ci offre un aperitivo locale il pisco sour che tutti gustiamo. La casa, ovviamente costruita come tutte le altre, essenziale, ma si sente a naso che più di una casa è un piccolo porto di mare. Chi ha bisogno viene ben accolto rifocillato se necessario, può anche riposarsi un po’ su dei letti a castello e se vuol restare, gli si trova qualcosa da fare. Il pranzo italo-peruviano è ottimo ed è l’occasione per scambiarsi le ultime notizie dall’Italia. Mi sento veramente a casa anche se è la prima volta che sono qui. Fine pranzo saluti rapidi, il Don deve tornare in cattedrale noi in albergo per un pochino di riposo e appuntamento alle ore 18:30 in cattedrale per la MISA DE LA CENA DEL SEÑOR y lavatorio de los pies. Tutto ok ore 18:30 gruppo italiano pronto per la Messa ed ecco, in italiano diremo scherzo da prete, siamo ospitati in seconda fila dopo le autorità. La Messa è condotta dal Vescovo che fa anche il lavaggio dei piedi. Al termine don Antonio ci presenta alla comunità come suoi amici italiani. Durante questa Messa, anche se i paramenti e il vestiario dei preti sono appariscenti e non capisco la lingua peruviana, ho la netta sensazione che ci sia molto meno distacco che in Italia, tra chi celebra e chi partecipa. Cena assieme in un ristorante, dove ovviamente il Don conosce tutti e si mangia ottima carne. Poi passeggiatina e a nanna pronti per il giorno dopo.

cortiletto interno

 

con i bimbi

nell'atrio della cattedrale

 

Mons. Antonio e don Antonio

cucina della mensa popolare

 

pranzo del giovedì da don Antonio

3° GIORNO: Venerdì Santo

Sveglia, colazione in albergo e arrivo alle 12 di tutti gli altri componenti del gruppo, ora siamo in 21. Ci rechiamo tutti assieme in cattedrale per visitare la cripta con don Antonio che brevemente ci spiega la storia di Huacho, con i terremoti sofferti e la lunga ricostruzione della cattedrale stessa. Il pranzo è fissato anche per oggi a casa sua e siamo in 25. Siamo al Venerdì di Passione e Carmen sfoggia dell’ottimo pesce. Per l’occasione abbiamo un’ottima colomba e vino dolce portato dall’Italia per dessert apprezzati anche da Carmen. Il pranzo è ottimo ma il Don ci ricorda che alle tre dobbiamo essere in cattedrale, ed è bello vedere come i sui ormai vecchi ragazzi dell’oratorio di Cerro Maggiore (io non c’ero, ai tempi abitavo a Busto Garolfo) ubbidiscono senza batter ciglio. Ore 15:00 tutti pronti, seconda fila per ”Celebración de la PASIÓN DEL SEÑOR, Adoración de la Cruz y Sagrada Comunión”. Alle 16:30 inizia la parte popolare – tradizionale del Venerdì  Santo  con la croce  sulla collina del Calvario ricostruito accanto all’altare. Qui il secondo scherzo da prete, perché  quattro di noi sono invitati a partecipare alla discesa del corpo di Cristo dalla croce per portarlo nella teca dove riposerà fino alla risurrezione. Sono scelto tra i quattro italiani ma mi sento un po’ emozionato, non sono cose che si fanno tutti i giorni, ma… ma molto in pace con me stesso. Partecipiamo a questa cerimonia ed essendo più alto della media tengo sollevata l’ultima parte del Cristo, la testa con una parrucca di capelli corvini lunghi. Gli assistenti di questa cerimonia con i loro abiti neri e mantelle dello stesso colore mi sollecitavano attenzione a non far spostare o cadere la parrucca. Il tragitto tra la croce e la teca di contenimento del corpo di Cristo è stato un momento veramente forte perché tutta la gente intorno si accalcava per toccare il corpo di Cristo morto e subito farsi il segno della croce. Comunque tutto è funzionato bene e il Corpo di Cristo è stato posto in maniera ordinata nella teca. Dopo è partita la “Tradicional procesión del Santo Sepulcro y Virgen de los Dolores” molto interessante per le statue portate a spalla e la Vergine in lutto con un mantello nero.

immobile nell'urna

La sera cena a base di pesce al ristorante Genova in piazza della cattedrale e poi visita al teatro dei giovani sulla passione di Cristo….e ….poi finalmente a letto.

fede con intensa emozione

 

il calvario

 

calato dalla croce

tra le braccia dei fedeli della confraternita

4°GIORNO: Sabato Santo

Sveglia, colazione e stamattina  si va in visita a Caral sito archeologico recente datato, al Carbonio 14, con circa 2650 anni A.C. ( 5000 anni da oggi) beh niente male come inizio. La strada in pullman per arrivare a Caral è tipicamente desertica, vegetazione assente, qualche piccolo cactus con fiori gialli o rossi, sassi tanti sassi che fanno sempre traballare il pullman. Lungo il percorso troviamo periodicamente enormi allevamenti di polli. Ad un certo punto ci fermano a un check point dove ci spiegano va disinfettata la parte inferiore del pullman per evitare contaminazioni agli allevamenti di polli. Quindi chiudere tutti i finestrini attendere che un operatore con maschera a filtri disinfetti e poi via verso Caral. Ho la netta sensazione che in questa zona gli umani siano un pericolo per i polli!!!! Arriviamo a Caral per primi e iniziamo il giro del sito.

Tutto è estremamente interessante dalle piramidi che a differenza di quelle egiziane usano l’argilla come stucco tra una pietra e l’altra. La guida è veramente interessante, statura bassa, occhi castani sveglissimi, berretto alla Laurence  d’Arabia con protezione solare sul collo e nuca. Il contrasto più forte che ho percepito è la differenza tra la zona desertica delle piramidi e la zona leggermente a valle dove scorre un fiume ed è completamente verdeggiante e piena di vegetazione. In pratica in poche migliaia di metri si passa dal deserto alla vita. Ci ha accompagnato anche una famiglia peruviana la cui figlia ha fatto un po’ da interprete tra la guida del sito e noi. Finito il tour partenza per Huacho dove dobbiamo trovarci col Don per andare a pranzo a un ristorante tipico andino, il “Fundo Palmira”. Pranzo ottimo a base di maialino alla griglia con ottime verdure e alla fine colomba e buon vino dolce italiano e situazione festosa con balli locali in costumi tradizionali. Il pranzo finisce sul tardi, il Don ci lascia liberi perché domani la giornata comincerà presto. Torniamo in albergo per un po’ di riposo, in serata un trancio di pizza sull’oceano e poi a letto presto.

bacio dei bambini

Madonna Dolorosa

due famiglie attorno alla croce

Caral tra storia e deserto

 

la guida turistica

 

le rovine di Caral

5°GIORNO: Domenica di Pasqua

Sveglia ore 03:30, ore 04:00 pronti in cattedrale per la Misa de Gallo, en la aurora de la Resurreción del Señor, celebra don Antonio e ricorda  come nel 1965 celebrava con i suoi amici Italiani a Cerro Maggiore, commovente!!! Alle 5:00 circa inizia la “Tradicional procesión del Señor de la Resurrección al encuentro de la Santísima Virgen María, San Juan y San Pedro”. Le portantine di Cristo risorto, la Madonna, San Giovanni e San Pietro escono sorrette a spalla su una folla tripudiante per iniziare la tipica processione e rincontrarsi intorno alle 9:00 davanti alla cattedrale. L’uscita è arricchita da applausi, una quantità enorme d’incenso e fuochi artificiali. Sta albeggiando, tutto ciò intorno alle 06:00 di mattina. Come il solito partita la processione il Don ci raggiunge e facciamo colazione in un panificio vicino alla cattedrale. Alle 9:00 siamo pronti all’incontro tra la Vergine Maria e Cristo risorto. Alcuni di noi vengono invitati dai portantini a sostituirci a loro, lo facciamo ma solo per fare le foto. La nostra alta statura è fuori media e potremo creare solo problemi. Inizia l’incontro tra la Vergine che ancora indossa un mantello nero a lutto e Cristo risorto.

Ah, dimenticavo, ogni statua ha un suo gruppo di portantini (da 16 a 32 a secondo delle dimensioni) con costumi colorati e grossi cordoni coloratissimi portati come cravatte, una propria banda che suona e il loro gruppo di donne incensatrici.

Quindi riassumendo la scena, si tratta di 4 statue che si muovono portate da 16/32 portantini cadauna, 4 gruppi di incensatrici, 4 bande musicali che suonano contemporaneamente. L’incontro tra la Vergine e Cristo avviene frontalmente con inchini e tra musiche, campane e applausi la Vergine perde il mantello nero e compare un candido mantello bianco stellato argentato. Tutto questo in una calca di folla impressionante. Dopo di ciò inizia il rientro delle statue, schierate una accanto all’altra, in cattedrale. Seguiamo il rientro dalle torri campanarie facendo tantissime foto alla folla e al Don in strada impegnato a salutare, sorridere e benedire. E’ questo il momento vero della Risurrezione di Gesù, in un tripudio di colori, gioia, emozione e fede, con migliaia e migliaia di fedeli con gli occhi fissi al Risorto.

A fine ingresso in cattedrale (sono le 10:30) siamo liberi fino all’ora di pranzo.  Passeggiata sul lungomare sull’oceano pacifico per scaldarci al sole. Torniamo verso mezzogiorno in cattedrale dove don Antonio è impegnato con le confessioni, c’è ancora una piccola fila fuori da suo confessionale e noi aspettiamo tranquillamente seduti. Poi via di nuovo per secondo pranzo al “Fundo Palmira”. Ognuno sceglie un piatto nuovo, sempre ottimo, con finale ancora a base di colomba italiana e vini dolci assaggiati anche dal proprietario del ristorante a cui viene regalata la maglietta di Pirlo della Juventus che subito  indossa per brindare  con noi. Dopo foto, risate e abbracci mi aspetto forse un po’ di riposo perché domani il mio gruppo riparte per l’Italia e invece no!!!

Da questo momento inizia a mio parere il pezzo forte del tour. Si inizia con la visita a un piccolo centro sportivo dove portiamo magliette da calcio e basket più due palloni da calcio. Incontriamo un ambiente giovanile una partitella di calcio su campo di erba verde ricavato dal deserto e tanta tanta simpatia. Il Don ci fa commuovere un po’ mostrandoci un dipinto sul muro che rappresenta l’immagine della Madonna che la sua mamma aveva in casa propria sopra la testiera del letto. Saliamo sul pulmino pensando di tornare in albergo e invece no. C’è  in programma la visita a Padre Giuliano che abbiamo conosciuto in cattedrale. Arriviamo alla periferia chiamata Fujimori, deserto, polvere, baracche e immagino dentro tante tante persone.

arena e case

occhi di don Giuliano

Entriamo in una baracca dove incontriamo Padre Giuliano (un Don Antonio in seconda, ma solo perché è arrivato dopo, da circa un mese) e due suore peruviane, Rosa e Marta. Dopo i saluti e la presentazione della cappellina dove preghiamo (chiamarla essenziale è già un aggettivo maggiorativo) ci mostrano gli armadi pieni (grazie a Dio) di farmaci che spero anche questi esistenziali. In questo momento la mia sensazione è di vuoto assoluto ma nello stesso tempo di infinito, come se intorno a te c’è il nulla ma senti che lì c’è tutto quello che ti serve, niente di più e niente di meno, manca tutto ma non manca nulla!!!! Col cuore gonfio e il nodo in gola ti chiedi ma dove vivo io? Questi pensieri vengono interrotti da Padre Giuliano che con un perenne sorriso e due occhietti vispi ci invita a visitare il suo loft (un garage), essenziale dall’ingresso in fondo a destra un lettino in ordine e pulito a sinistra due tavoli da pranzo e da lavoro sopra tanti libri da leggere o letti (non so dove trovi il tempo il padre, sicuramente di notte). Sulla sinistra dopo i tavoli armadi piccoli che fungono da credenza cucinino, segue lavello lavabo. Se per un attimo lasci perdere ciò che vedi la sensazione è SERENITA’!!!! Usciamo e Padre Giuliano ci fa vedere il refettorio e la cucina usata per dare un pasto a chi ne ha bisogno. Ritorniamo verso il pulmino ci salutiamo e vi assicuro che trattenere il pianto è durissimo. Camminando verso il pulmino ho la netta sensazione di essere solo ma in mezzo a milioni di persone chiuse nelle loro baracche con il vento del deserto che ti soffia sulla faccia con un leggere effetto peeling (parliamo in italiano, carta vetrata leggera che ti sfrega il viso).

Partiamo per la collina nell’altra parte della città dove arriviamo dopo circa 20’ minuti (un pensiero durante il tragitto GRANDE PADRE GIULIANO!!!!). Qui le baracche lasciano il posto a delle strutture simili ma in muratura (forse sono i RICCHI!!!!), qui troviamo delle suore di Parma che ci accolgono a braccia aperte facendosi sedere tutti nella loro piccola sala (siamo più di 20) e ci raccontano il loro lavoro, fanno tantissime cose e quello che ci colpisce è l’atteggiamento propositivo e progettuale, ogni giorno si inventano qualcosa di nuovo. Non abbiamo mangiato né bevuto niente ma nell’aria intanto che Franca, Luigina, Lucia e una giovane suora cilena parlavano sentivo il profumo di Parma, del culatello, dei ravioli, del lambrusco, del gnocco fritto etc etc….. in altre parole sostanza e concretezza. Hanno parlato delle loro visite al carcere canticchiando “burrito sabanero” al ritmo di danza. Dobbiamo salutare e ripartire perché il Don ha Messa alle 18:30 ed è già buio. Col buio il paesaggio cambia totalmente,  tutto s’illumina di piccole luci come a Natale, le baracche sono cancellate dalla notte.

Alla sera, insalata di frutta vicino all’albergo e poi a nanna.

 

Messa del gallo

alba di Pasqua

le quattro statue in cammino

 

 incensatrici

risorge e benedice

occhi solo per il Risorto

Madonna felicissima

6° GIORNO: veloce ritorno

Sveglia 7:00 colazione e poi partenza divisa dei gruppi. Uno torna a Milano, il secondo vola alla classica Machu Picchu, il terzo parte in pullman per visitare il Perù del Nord. Aspettando il Don in cattedrale scorgo Padre Giuliano assorto in preghiera, so di disturbare, ma è lì non posso non salutarlo, mi avvicino piano lo tocco su una spalla “ Buongiorno volevo salutarla” un sorriso un grazie ancora, stretta di mano e via in silenzio, spazio alla preghiera. Davanti alla cattedrale ci salutiamo augurandoci buon viaggio e buona continuazione per chi prosegue la vacanza.

Siamo sul pullman con don Antonio che rientra in Italia, percorriamo la Panamericana e, sorpresa, a circa una quarantina di chilometri da Lima mi rendo conto che tutte le luci che avevamo visto all’arrivo di notte altro non sono che estese immense di baracche… incredibile… ma quante persone,  ci vivono milioni!!!

A Lima iniziamo il tour turistico con il Don come Cicerone. Andiamo in Plazas de Armas per vedere il cambio della guardia davanti al palazzo del Presidente, per poi visitare la cattedrale di San Giovanni Battista con tutta la sua storia dal conquistatore Pizarro in avanti. Andiamo a pranzo dopo che il Don si è fatto lucidare le scarpe in piedi appoggiato per mano a me che spero vedremo nelle foto fatte dagli altri del gruppo. C’è tempo per scendere fino al mare al parque del amor, una passeggiatina rilassante e via verso l’aeroporto.

cattedrale di Lima

si mangia

Ore 18:00 partenza per Madrid e poi Milano Malpensa, è martedì 22 di aprile, ore 16.30.

Pochi, intensissimi giorni indimenticabili.

 

Piergiorgio

 

Oceano Pacifico

Lima di giorno

scarpe lucide

Vacanze a Milano

Sono qui per 50 giorni per 50 anni da sacerdote.

Dal deserto all’intenso verde primaverile che da gioia agli occhi.

arrivo a Milano

L’ombrello che ho a Huacho è pieno di polvere, mai aperto in sette anni. Qui non c’è ombrello che tenga dopo due giorni di pioggia continua.

Quasi quasi prendo l’aereo e torno subito a Huacho.

 

Don Antonio Colombo

 

Milano 1 maggio 2014

 

don Antonio 1964

  P.S. All’ultimo momento arriva una risposta da Fausto, breve ma completa.

 

Don Antonio, ho deciso di prendere un aereo  per la prima volta nella vita spinto dal desiderio di ritrovare un caro amico conosciuto 50 anni fa, un giovane sacerdote che ha saputo apprezzarmi per come sono.

Ho incontrato un don Antonio felice e sereno che condivide con la popolazione gioie  e dolori.

Questo viaggio inaspettato, fino a pochi mesi fa, ha suscitato in me svariate emozioni e mi ha lasciato ricordi indelebili.

Mi ha impressionato la semplicità con cui gli abitanti di Huacho affrontano ogni giornata.

Giunto alla messa del Gallo alle 4 del mattino, mi ha colpito l’imponente manifestazione religiosa e l’immensa folla che partecipava alla processione delle 4 statue.

Durante la visita alle baracche Fujimori è stato sconvolgente vedere l’assoluta povertà in cui vivono gli abitanti e, allo stesse tempo, mi ha commosso assistere alla dedizione con cui le suore Marta e Rosa svolgono la loro missione.

Incredibile è stato l’incontro con padre Giuliano che, pur vivendo nell’assoluta miseria è sempre ottimista, felice e sorridente.

Un pensiero affettuoso va alle suore della collina che con altruismo si dedicano ai carcerati, insegnano i mestieri alle donne e istruiscono i bambini.

Un pensiero anche a Laura, la fisioterapista, che presta la sua opera ai bisognosi di cure.

 

Grazie don Antonio, da Fausto e famiglia.

 

sport alla stadio 70

il mercato del pesce

fundo Palmira

danze al Palmira

 

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