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onda dal PACIFICO n. 10

Gli anni passano, sono quattro in Perú

 

Una notte pensando la predica

 

Mercoledì 9 novembre squilla il telefono alle ore 22, è il Vescovo che mi delega a  presiedere la Messa Te Deum, in programma il mattino seguente, con tutte le autorità perché lui ha impegni a  Lima. Ho cominciato ad agitarmi, non tanto per il problema della lingua spagnola quanto per il calibro delle persone che  avrebbero partecipato al Te Deum per il 139° anniversario della elevazione al rango di città di Huacho. Tento subito di concentrarmi scorrendo le letture del giorno, quando, verso le 23, suona  il campanello della casa per un’estrema unzione nel vicino Ospedale. Nella notte non esco volentieri e la coppia che era venuta a chiamarmi mi ispirava poca fiducia. Alla fine mi decido e davvero il malato era gravissimo. Rientro a mezzanotte, tentando di concentrarmi sulla predica con la prima lettura tratta  dal libro della “sapienza”, una cosa certamente indispensabile per ogni buon leader politico o militare. Nel dormiveglia mi passano davanti varie pagine del Vangelo e solo sul far del mattino mi brilla chiara la figura del Buon Pastore. Non so però individuare il tema dell’anno, come fanno gli Arcivescovi di Milano per il discorso alla città nel giorno di sant’Ambrogio. In quattro anni mi sono fatta una idea di dove sto vivendo e delle ricchezze e povertà della città. Frullano varie ipotesi e poi decido di concentrarmi sul campo educativo.

Giovedì 10 novembre, alle ore 9, la Cattedrale è quasi piena, ognuno con il suo posto rigorosamente riservato secondo il proprio grado. La  Messa solenne inizia con un breve ritardo per dare modo alle tre autorità prescelte di fare le prove delle letture liturgiche. Sono un po’ teso e lo confesso all’inizio della predica mentre guardo lo schieramento nelle prime file delle autorità cittadine, regionali e nazionali, con le televisioni locali appostate ai lati dell’altare.

“Chi non ha bisogno di un po’ di saggezza, di un po’ di buon senso per conoscere  e guidare la sua gente? E il Buon Pastore Gesù non è forse il miglior modello di donazione totale alle sue pecorelle che difende a denti stretti, mentre le chiama per nome  e le guida verso un progresso di verdi pascoli e acque limpide?”

“Qual’è la vera ricchezza di questa città passata da paesino di contadini e schiavi a una città adagiata sull’Oceano Pacifico con più di 100.000 abitanti? Non ho fatto statistiche, ma con i miei occhi vedo migliaia di universitari riempire ben cinque università, decine di migliaia di alunni  dalle materne  al liceo, senza contare i piccolissimi fino ai tre anni per cui sono stati aperti moderni asili nido. Mettiamoci tutti  insieme  per dare un degno futuro a tutti questi bambini e giovani per  formare buoni cittadini e buoni cristiani come diceva il  santo educatore don Bosco che anche in Huacho ha scuole a lui intitolate.”

Il Presidente della Regione Javier Alvarado deve essere stato attento alla predica perché, nel momento del ringraziamento, ha detto: ”Ha ragione padre Antonio, condivido la sua preoccupazione per il campo educativo! Faremo questo e questo e questo per migliorare la qualità scolastica e anche sportiva dei nostri ragazzi!”

La mia tensione ormai  era svanita perché c’è sempre il vero Buon Pastore che cammina con noi anche nella valle oscura di una notte quasi insonne.

Sorridente ho poi partecipato all’alzabandiera nella piazza piena di serenità.

sull'attenti


anniversario 2011

tutti schierati

cantando l'inno

in marcia con deputati

Luce con fierezza

Tra cani e gatti

Torno un po’ indietro nel tempo per ricordare il 4 ottobre  con la festa di San Francesco e il centinaio di cani, gatti, uccellini e porcellini d’India che sono venuti a ricevere la benedizione, sulla scia del famoso lupo di Gubbio. Sempre con un “Laudato sii o mi Signore por tutte le tue creature...”

E’ un appuntamento con gli animali che mi piace sempre di più.

San Francesco è venerato in parrocchia da 124 anni con un gruppo di fedelissime signore che all’età non fanno caso, godendo di un invidiabile spirito giovanile.

 

La Nuova Famiglia Italiana in Huacho, arricchita dagli alunni della scuola italiana che porta il nome del Santo, è scesa in piazza per la sfilata di rito peruviano nel suo terzo anniversario. Ci sono state anche le prove di marcia e una riedizione della bandiera tricolore dei primi discendenti italiani ancora con, al centro, lo stemma dei reali di Savoia. Un sano orgoglio, arricchito dal sorriso,  brillava sul volto della signora  Luce che ha aperto la sfilata con la bandiera spiegata al vento in una calda mattina di primavera.

italiani doc

Anch’io mi sono vestito della festa per affiancare il deputato Manuel Zerillo al momento,  sempre di alto valore emotivo, di vedere puntare verso il cielo azzurro la bandiera bianco rossa del paese che mi ospita, mentre tutta la gente in  piazza osservava un  silenzio religioso,  puntando gli occhi verso il pennone. Il successivo canto dell’inno nazionale coinvolge tutti.

striscione italiano

Quasi impassibile e serio,  con  tutte le autorità,  assisto alla sfilata a passo cadenzato delle varie istituzioni e scuole, sentendo un piccolo fremito quando tocca ai discendenti italiani con al collo il fazzoletto tricolore, seguiti dagli alunni del corso italiano, con la quasi novantenne signora Ersilia che  segue il passo dei giovincelli.

Un tocco in più di freschezza l’aggiunge Vittoria, una bambina di tre anni che si é aggrappata allo striscione dell’associazione con una serietà incredibile, non degnandomi neanche di  uno sguardo, lei solitamente vivace nel chiamarmi anche in chiesa, balbettando: “Antonio, Antonio”.

 

 

devote intramontabili

cani e gatti

con orgoglio

alunni di italiano

la classe italiana

Vitt piccola italiana

Cercando l’Italia in Lima

Lo spirito di famiglia è stato più sentito nel giorno della “gita scolastica” a Lima, con il pullman pieno in tutti i suoi 60 posti. Abbiamo attraversato il deserto gustandoci il film di Roberto Benigni “la tigre e la neve”, naturalmente in italiano anche se con i sottotitoli in spagnolo. L’Istituto Italiano di Cultura ci ha accolto essendo la scuola–madre del nostro corso. Le tracce di Garibaldi, di Pirandello e di un meno conosciuto (in Italia, non qui!) geologo milanese Antonio Raimondi ci hanno preparato alla visita di un Museo Italiano di Arte, in una piazza centralissima e trafficatissima della città. Niente di straordinario come quadri, tutti di pittori impressionisti del primo novecento, tra cui il milanese Sironi. Significativo resta il fatto che il Museo é stato donato nel 1921 dall’Italia al Perú, che festeggiava il suo primo centenario di indipendenza. Sarà l’Italia ancora tanto generosa da preparare un regalo per il secondo centenario che cadrà nel 2021? Speriamo sia stata superata la crisi...

Il clima “scolastico” di cameratismo è cresciuto al momento del pranzo in un ristorante del centro e soprattutto nella bellissima e storica Piazza d’Armi con  la Cattedrale e il Palazzo Reale antico. Più che con i monumenti ci siamo divertiti con una sfilata in costume di danzatori delle Ande, compresi alcuni mascherati da diavoli attorno a una immagine di sant’Antonio di Padova! Anche i diavoli mi hanno chiesto una benedizione e naturalmente una foto con loro tra gli applausi della folla. Si dice: “Il diavolo e l’acqua santa...”

L’interesse artistico religioso e culturale ci ha riassorbiti in una interessantissima visita al Convento di San Francesco del 1590, ai tempi della colonia. Tre chiostri, uno più silenzioso dell’altro, una cappella tutta dorata, una cantina per schiacciare l’uva e fare la grappa e un refettorio degno di quello dell’Ultima Cena di Leonardo.  Tutto a un solo piano con muri massicci di un metro di spessore, costruiti con argilla impastata di canne che hanno resistito nei secoli a decine di terremoti.
Non poteva mancare una visita ai luoghi sacri di Lima: il pozzo di Santa Rosa e il quadro del Signore dei Miracoli; qui la storia si rende viva e presente.

Santa Rosa

Il film del ritorno di “Marcellino pane e vino” é stato seguito da pochi, perché il sonno ha prevalso.

Le due culture, italiana e peruviana, si mescolano sempre più in ciascuno di noi.

 museo italiano

 

 

il gruppo a Lima

 

con i diavoletti

 

con il cappello del vicerè

 

medicine e liquori dei frati

 

Ottobre, Il mese viola

 

anch'io Lo accompagno per un tratto

 

Ottobre è un mese che ha vari nomi nel mondo cattolico, mese dei morti, mese del Rosario, mese missionario, ma in Perú è semplicemente il mese del Señor de los Milagros con il colore viola dell’abito della sua Confraternita. Non voglio ripetermi rispetto agli anni passati, anche se devo confessare che in questo 2011 l’ho vissuto meno intensamente. Le lunghe ore nel confessionale hanno sottolineato il desiderio di conversione dei fedeli con una sincera voglia di incominciare dal proprio cuore, prima di mettere la propria spalla per caricare la portantina con la sacra immagine. Per l’ultima processione del 31 ottobre mi sono vestito anch’io di viola e ho condiviso con 32 uomini la fatica di portare  Gesù per le strade della città, sempre ben accolto sia nella zona dei negozi, come nei luoghi di sofferenza e povertà. Però, quanto pesa e quasi mi lamento per avere fatto poco più di cento metri, mentre gli altri 32 compagni hanno continuato fino alle due del mattino!

 

è una festa

 

A livello parrocchiale, si è vista crescere la Confraternita fino ad arrivare a 260 membri, di tutte le età e condizioni sociali; anche le processioni sono passate da tre a cinque e la  partecipazione  alla Messa si è rinnovata per tutte le sere del mese. Quanti hanno preso giorni di ferie per dedicarsi totalmente e con fede a questo “Cristo moreno” che protegge dagli scossoni dei terremoti della vita.

 

quanto pesa

 

 

Vescovo peruviano

 

 

nuova facciata della Cattedrale

due torri

archi e torri

aspettando le vetrate

soddisfatto

gioia peruviana

Il pallone scorre nel verde

Ogni giorno prendo il mio aperitivo di polvere nel deserto per controllare i lavori del mio piccolo sogno di dotare la Diocesi di un centro sportivo che ora ha il suo nome definitivo: ”Estadio 70”. Fare fiorire il deserto è possibile con tanta acqua e tanta pazienza, trapiantando fili d’erba, uno dopo l’altro, su una superficie di 1.300 metri quadrati, con mesi di lavoro e di passione. Domenica 13 novembre ho visto brillare di gioia gli occhi del contadino quando le prime 12 squadre di piccoli atleti si sono scatenati sul ‘suo’campo verdeggiante per la conquista del primo trofeo “Campagnola don Bosco”, sponsorizzato da Lissone, vicino a Milano. Una giornata intensa di sport e amicizia con quattro  squadre venute da lontano, con tante ore di viaggio e tanti sacrifici. Sono ritornati a casa con la soddisfazione di aver battuto le squadre della città, sia i ragazzi del  calcio che le ragazzine di pallavolo.

Ho ancora qualche soldino per fare due mini-spogliatoi e la rete di protezione, prima di organizzare la festa di inaugurazione del complesso a un anno di distanza dal primo campetto con lo storico numero 70 del mio compleanno.

A giorni sarò a quota 71 e nel vicino 2012 già parlerò dei 72, fin che si può camminare...

chi è il più felice?

 

 

squadra femminile

 

il trofeo “Campagnola don Bosco”

 

momenti di gioco

 

 

foto di rito con le squadre partecipanti

 

Santa Teresita mi insegue

Non avrei mai pensato di rivederla. L’avevo accolta nella parrocchia di San Carlo all’Altopiano di Seveso nel 2008 ed ecco che la vedo arrivare qui a trovarmi sulle sponde dell’Oceano Pacifico a 12.000 km di distanza. Parlo di Santa Teresina del Bambino Gesù che come reliquia sta camminando per il mondo per trasmettere un messaggio semplice e bello: basta il proprio cuore per amare Dio e il mondo. Un'urna, a forma di cattedrale francese,  passa di città in città per poche ore, muovendo la gente lungo quel cammino alla santità fatto delle piccole cose di ogni giorno, con la freschezza di una ragazzina che si sente come un giocattolo per il “suo Bambino Gesù”.

Angioletti vestiti di bianco hanno accompagnato l’urna, mentre una bambinetta  portava  gli abiti carmelitani e sembrava Santa Teresina rediviva. La gente sognava di vedere almeno qualche ossicino della reliquia, ma non é rimasta delusa perché i santi hanno un loro modo segreto e personale per arrivare al cuore di ognuno. Petali di rose rosse sono  stati lanciati sul breve percorso dalla piazza alla Cattedrale, mentre è stata una quasi una gara per i fedeli il portarsi a casa uno di questi fiori rossi che circondavano la reliquia di  Santa “Teresita” ai lati dell’altare.

omaggio all'urna

 

don Ambrogio Cortesi

 

urna con le reliquie di S. Teresa del Bambin Gesù

arrivo di S. Teresita

caricando l'urna

arrivo di S. Teresita

Milano Greco accoglie il mio Vescovo

“Don Antonio, da cinque minuti è finita la Messa, sono appena arrivata in casa ma ho voluto chiamarla subito”. “Che è successo?” “Non si allarmi, tutto bene, anzi sono contentissima, ci ha appena parlato di lei il suo Vescovo, è lui che ha celebrato Messa alle 18.30. Abbiamo battuto le mani per lei, quando il Vescovo faceva il suo nome. La predica è sta un po’ lunga, ma mi è piaciuta, ora so qualcosa in più della sua vita in missione e quasi la perdono perché ci ha abbandonati...”

La voce commossa di una signora milanese mi faceva partecipe delle sue emozioni, quella stessa sera  del 24 settembre, quando il mio Vescovo di Huacho, Monsignor Antonio Santarsiero, si trovava a Milano per il saluto al  Cardinale Tettamanzi e il benvenuto al Cardinale Scola.

Vescovo al Castello

La tecnologia moderna passa attraverso il telefono e anche le fotografie che testimoniano il pomeriggio del mio Vescovo con gli amici di Greco, pranzando, conversando e pregando con loro, sotto lo sguardo del generoso soldato San Martino che ha diviso il mantello con il povero.

sorriso di Greco

E’ sempre attuale l’esempio del Santo e cerco di metterlo in pratica a dieci  anni dal mio intervento chirurgico al cuore, a quattro anni da quando ho messo piede a Huacho, con la storia che dice: “Sono arrivato alle ore 23.30 di venerdì 23 novembre 2007, mentre la luna splende sopra di me, nel Sud del mondo”.

 

Lascio alle foto rivelare il mio stato di salute, mentre il clima della primavera peruviana mi dice che ci stiamo avvicinando al Natale.

Con un saluto a tutti.

Don Antonio Colombo

 

Huacho, 20 novembre 2011

 

don Giuliano e Vescovo

Peppino, Ermanna e Vescovo

diacono Harvin

 

gruppo di Greco

 

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