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Onda dal Pacifico

n. 5

Marzo 2011

Allarme tsunami a Huacho

 

Il titolo “Onda dal Pacifico” è quanto mai attuale con tutta la sua carica di tragedia. Il Giappone è scosso dal terremoto, venerdì 11 marzo, scatenando un’onda di 10 metri d’altezza. Lontanissimo può sembrare il Giappone dall’Italia e anche dal Perù, con la differenza che qui si tratta dello stesso Oceano e le onde non hanno confini.

Al dolore per chi soffre e lotta sul posto, si associa il pericolo che l’onda arrivi fino alle coste di Huacho. Scatta la chiusura delle scuole alle ore 10 e tutti cominciano a sintonizzarsi sulle radio e televisioni nazionali e locali. Subito sono individuati due punti a rischio di questa nostra città: il porto e la piccola baia di Carquin a cinque chilometri di distanza.

 

al sicuro

 

Nel frattempo in tutto il paese sono chiuse le strade e autostrade che costeggiano il mare e ciò sarà per otto ore. Tantissimi gli inconvenienti.

Scatta l’evacuazione delle persone più deboli e più vicine alla costa, mentre i pescherecci e le barche più grosse vengono spostate verso l’alto mare. Le barchette dei pescatori sono tirate a riva il più in alto possibile, perché le previsioni parlano di ondate che possano arrivare a tre metri d’altezza. Ogni ora si ascoltano i comunicati della Difesa Civile che danno ormai per certo un orario (le ventidue della notte), mentre cercano di tranquillizzare, essendo diminuita la furia del mare nel lungo tragitto da costa a costa.

L’onda è arrivata all’alba del sabato  12 marzo invadendo la strada nella baia di Carquin, coprendo anche un campetto di calcio ed entrando per dieci centimetri nelle case adiacenti. Nessun effetto speciale nel porto di Huacho, con le barche in salvo.

Il giornale di domenica 13 marzo segnala danni abbastanza rilevanti al Porto di Pisco con 200 case invase dall’acqua alta 1.45 metri, 20 imbarcazioni artigianali danneggiate e la rottura del sistema idrico. Il mare poi si è ritirato per circa 200 metri. Circa duemila le persone complessivamente danneggiate.

Mentre Pisco è al Sud, più o meno gli stessi danni si ripeterono al centro con il porto di Chimbote e all’estremo nord nel porto di Tumbes, mentre abbastanza sotto controllo è stata l’onda nella città di Lima, sempre preparata per questi movimenti incontrollabili del mare.

 

il mio deserto

 

Lo stato di allerta è previsto fino a martedì 15 marzo.

Devo segnalare che in Giappone vivono 60.000 peruviani di cui 40.000 sono nelle zone del terremoto, secondo il Console Edoardo Sanchez.

 

onde forti

 

barchetta a Carquin

 

7

porto di Huacho

Sereno ritorno

 

 

Tutto è filato via liscio nel mio viaggio di ritorno al Perù, toccando terra all’ora locale delle 7.15 di martedì 1 marzo. Il mio orologio diceva: ore 13.15. Nessun effetto collaterale mi ha causato il salto indietro di sei ore per il fuso orario.

 

volando sulle Ande

 

Passo velocemente e senza  problemi alla dogana per vedere l’autista Paolo puntuale ad accogliermi. Mi metto subito in camicia, anche se il sole non picchia come in Africa. Rivedo il “mio” deserto per 150 chilometri, puntando direttamente alla Cattedrale, con grande voglia di salutare il mio “Capo” presente nella Cappella del Santissimo. Grazie Gesù, sono qui.

Il commento più comune dei miei parrocchiani, nel vedermi e salutarmi calorosamente, sta in un aggettivo: “ Bien repuesto”, che si può tradurre: “Si nota che le ha fatto bene l’aria di casa, la famiglia, gli amici e anche la pastasciutta, donandole per qualche chilo in più!”

saluti all'aeroporto

in volo

 

 

arrivato

 

Così sulla stampa

 

 

Due mesi di vacanza con tanti incontri, comprendendo anche, come dice un giornale, l’ultima fatica editoriale di don Antonio Colombo con il libro “Scintille dal Perù”.

Non sono riuscito a salutare tutti, ma quante volte mi hanno commosso le testimonianze di fede, amicizia e generosità di cui l’Italia è ancora ricca.

Ringrazio e saluto la giornalista Marina Doni per l’articolo che qui trascrivo, promettendo di continuare da lontano a mandare “ Onde”  magnetiche  e positive.

 

 

 

 

 

 

 

 


   Giornale di Seregno del 22/02/11        

LA COMUNITA'  HA OSPITATO CON AFFETTO L'EX PARROCO, ORA MISSIONARIO A HUACHO  

DON ANTONIO IN VISITA ALL'ALTOPIANO RACCONTA «SCINTILLE DAL PERù»

Seveso -  Sorrisi, abbracci e momenti di commozione. Domenica scorsa la comunità  dell'Altopiano non ha perso l'occasione di far sentire tutto il suo affetto nei confronti dell'ex parroco, don Antonio Colombo, classe 1940, da tre anni in missione nella diocesi di Huacho, in Perù. Ritornato in Italia alla fine di dicembre, don Antonio ripartirà  questa settimana dopo due mesi di permanenza. «E' ora di ritornare» ha detto ai molti parrocchiani che si sono avvicinati a salutarlo in occasione della Messa solenne e del pranzo in oratorio.
  «A Cerro Maggiore, la mia prima destinazione, ho rivisto compagnie intere, compresa la squadra di pallacanestro di quarant'anni fa - ha raccontato il missionario con un pizzico di nostalgia - L'amicizia si ricostruisce subito. Come è accaduto in Africa: ho accompagnato mia sorella, anche lei missionaria, dal Cardinale del Mozambico che ha ringraziato l'Altopiano per la donazione che ha permesso di posare la prima pietra dell'università  che adesso conta 4mila studenti». Così è scoccata la scintilla come tante altre contenute nel libro appena pubblicato da don Antonio, per l'appunto «Scintille dal Perù», che domenica stringeva con orgoglio tra le mani. Una serie di racconti pubblicati sul sito e raccolti in questo volume dove i protagonisti sono lui stesso e i nuovi fedeli che ha incontrato in Perù. Tre anni in cui gli è capitato di diventare viceparroco della cattedrale e di amministrare le cresime, proprio come un vescovo. Poi cappellano negli ospedali e nelle carceri. «Nel mio libro ci sono le foto dell'oceano e del deserto, ma non c'è un albero e non c'è bisogno dell'ombrello - ha raccontato ancora don Antonio - Ciò che contraddistingue questo popolo è la grande socialità , il senso della comunità  che crea aggregazione. Valori che noi abbiamo un po' perso. Bisogna aprire il cuore agli altri - ha poi detto durante l'omelia - perché "Dios habla hoi", "Dio parla oggi" e mi dice di aprire il cuore agli altri perché ciò fa miracoli. In ogni mese c'è un racconto come quello di Ottavio, un bambino che vive sulle montagne e ha pochi soldi. Così, in estate, lavora in città  come lustrascarpe per poter andare a scuola. Ho visto negli occhi il suo desiderio di lucidarmi le scarpe: sono diventato rosso dalla vergogna. Ottavio non ha voluto soldi perché era il suo modo per ringraziarmi per l'affetto che gli avevo dimostrato. Questa è la dolcezza del servire e del ricevere un dono, la gioia di essere uniti sotto un unico Dio».

Marina Doni

 

 

disegno della facciata

 

Dal giorno 11 marzo del terremoto in Giappone, si è iniziato a ricostruire la facciata della Cattedrale di Huacho, crollata nel 1971, sempre per un terremoto.

Dopo ogni scossa, ci si deve rimettere in piedi.

 

la cattedrale distrutta dal terremoto del 1970

 


Saluti dal Pacifico

 

Don Antonio Colombo

 

Huacho, 13 marzo 2011

 

 

si scava

inizio lavori

 

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