Allarme
tsunami a Huacho
Il titolo “Onda
dal Pacifico” è quanto mai attuale con tutta la sua carica di tragedia.
Il Giappone è scosso dal terremoto, venerdì 11 marzo, scatenando un’onda
di 10 metri d’altezza. Lontanissimo può sembrare il Giappone dall’Italia
e anche dal Perù, con la differenza che qui si tratta dello stesso
Oceano e le onde non hanno confini.
Al dolore per
chi soffre e lotta sul posto, si associa il pericolo che l’onda arrivi
fino alle coste di Huacho. Scatta la chiusura delle scuole alle ore 10 e
tutti cominciano a sintonizzarsi sulle radio e televisioni nazionali e
locali. Subito sono individuati due punti a rischio di questa nostra
città: il porto e la piccola baia di Carquin a cinque chilometri di
distanza.
al sicuro
Nel frattempo in
tutto il paese sono chiuse le strade e autostrade che costeggiano il
mare e ciò sarà per otto ore. Tantissimi gli inconvenienti.
Scatta
l’evacuazione delle persone più deboli e più vicine alla costa, mentre i
pescherecci e le barche più grosse vengono spostate verso l’alto mare.
Le barchette dei pescatori sono tirate a riva il più in alto possibile,
perché le previsioni parlano di ondate che possano arrivare a tre metri
d’altezza. Ogni ora si ascoltano i comunicati della Difesa Civile che
danno ormai per certo un orario (le ventidue della notte), mentre
cercano di tranquillizzare, essendo diminuita la furia del mare nel
lungo tragitto da costa a costa.
L’onda è
arrivata all’alba del sabato 12 marzo invadendo la strada nella baia di
Carquin, coprendo anche un campetto di calcio ed entrando per dieci
centimetri nelle case adiacenti. Nessun effetto speciale nel porto di
Huacho, con le barche in salvo.
Il giornale di
domenica 13 marzo segnala danni abbastanza rilevanti al Porto di Pisco
con 200 case invase dall’acqua alta 1.45 metri, 20 imbarcazioni
artigianali danneggiate e la rottura del sistema idrico. Il mare poi si
è ritirato per circa 200 metri. Circa duemila le persone
complessivamente danneggiate.
Mentre Pisco è
al Sud, più o meno gli stessi danni si ripeterono al centro con il porto
di Chimbote e all’estremo nord nel porto di Tumbes, mentre abbastanza
sotto controllo è stata l’onda nella città di Lima, sempre preparata per
questi movimenti incontrollabili del mare.
il mio deserto
Lo stato di
allerta è previsto fino a martedì 15 marzo.
Devo segnalare
che in Giappone vivono 60.000 peruviani di cui 40.000 sono nelle zone
del terremoto, secondo il Console Edoardo Sanchez.
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onde forti
barchetta a Carquin
7
porto di Huacho |
Sereno
ritorno
Tutto è filato
via liscio nel mio viaggio di ritorno al Perù, toccando terra all’ora
locale delle 7.15 di martedì 1 marzo. Il mio orologio diceva: ore 13.15.
Nessun effetto collaterale mi ha causato il salto indietro di sei ore
per il fuso orario.
volando sulle Ande
Passo
velocemente e senza problemi alla dogana per vedere l’autista Paolo
puntuale ad accogliermi. Mi metto subito in camicia, anche se il sole
non picchia come in Africa. Rivedo il “mio” deserto per 150 chilometri,
puntando direttamente alla Cattedrale, con grande voglia di salutare il
mio “Capo” presente nella Cappella del Santissimo. Grazie Gesù, sono
qui.
Il commento più
comune dei miei parrocchiani, nel vedermi e salutarmi calorosamente, sta
in un aggettivo: “ Bien repuesto”, che si può tradurre: “Si nota che le
ha fatto bene l’aria di casa, la famiglia, gli amici e anche la
pastasciutta, donandole per qualche chilo in più!”
saluti all'aeroporto |
in volo
arrivato
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Così sulla
stampa
Due mesi di
vacanza con tanti incontri, comprendendo anche, come dice un giornale,
l’ultima fatica editoriale di don Antonio Colombo con il libro
“Scintille dal Perù”.
Non sono
riuscito a salutare tutti, ma quante volte mi hanno commosso le
testimonianze di fede, amicizia e generosità di cui l’Italia è ancora
ricca.
Ringrazio e
saluto la giornalista Marina Doni per l’articolo che qui trascrivo,
promettendo di continuare da lontano a mandare “ Onde” magnetiche e
positive.
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Giornale di Seregno del 22/02/11
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LA COMUNITA' HA OSPITATO CON AFFETTO L'EX
PARROCO, ORA MISSIONARIO A HUACHO
DON ANTONIO IN VISITA ALL'ALTOPIANO RACCONTA «SCINTILLE DAL PERù»
Seveso - Sorrisi, abbracci e momenti di
commozione. Domenica scorsa la comunità dell'Altopiano non ha perso
l'occasione di far sentire tutto il suo affetto nei confronti dell'ex
parroco, don Antonio Colombo, classe 1940, da tre anni in
missione nella diocesi di Huacho, in Perù. Ritornato in Italia alla fine
di dicembre, don Antonio ripartirà questa settimana dopo due mesi di
permanenza. «E' ora di ritornare» ha detto ai molti parrocchiani che si
sono avvicinati a salutarlo in occasione della Messa solenne e del
pranzo in oratorio.
«A Cerro Maggiore, la mia prima destinazione, ho rivisto compagnie
intere, compresa la squadra di pallacanestro di quarant'anni fa - ha
raccontato il missionario con un pizzico di nostalgia - L'amicizia si
ricostruisce subito. Come è accaduto in Africa: ho accompagnato mia
sorella, anche lei missionaria, dal Cardinale del Mozambico che ha
ringraziato l'Altopiano per la donazione che ha permesso di posare la
prima pietra dell'università che adesso conta 4mila studenti». Così è
scoccata la scintilla come tante altre contenute nel libro appena
pubblicato da don Antonio, per l'appunto «Scintille dal Perù», che
domenica stringeva con orgoglio tra le mani. Una serie di racconti
pubblicati sul sito e raccolti in questo volume dove i protagonisti sono
lui stesso e i nuovi fedeli che ha incontrato in Perù. Tre anni in cui
gli è capitato di diventare viceparroco della cattedrale e di
amministrare le cresime, proprio come un vescovo. Poi cappellano negli
ospedali e nelle carceri. «Nel mio libro ci sono le foto dell'oceano e
del deserto, ma non c'è un albero e non c'è bisogno dell'ombrello - ha
raccontato ancora don Antonio - Ciò che contraddistingue questo popolo è
la grande socialità , il senso della comunità che crea aggregazione.
Valori che noi abbiamo un po' perso. Bisogna aprire il cuore agli altri
- ha poi detto durante l'omelia - perché "Dios habla hoi", "Dio parla
oggi" e mi dice di aprire il cuore agli altri perché ciò fa miracoli. In
ogni mese c'è un racconto come quello di Ottavio, un bambino che vive
sulle montagne e ha pochi soldi. Così, in estate, lavora in città come
lustrascarpe per poter andare a scuola. Ho visto negli occhi il suo
desiderio di lucidarmi le scarpe: sono diventato rosso dalla vergogna.
Ottavio non ha voluto soldi perché era il suo modo per ringraziarmi per
l'affetto che gli avevo dimostrato. Questa è la dolcezza del servire e
del ricevere un dono, la gioia di essere uniti sotto un unico Dio».
Marina Doni
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disegno della facciata
Dal giorno 11
marzo del terremoto in Giappone, si è iniziato a ricostruire la facciata
della Cattedrale di Huacho, crollata nel 1971, sempre per un terremoto.
Dopo ogni
scossa, ci si deve rimettere in piedi.
la cattedrale distrutta dal terremoto del 1970
Saluti dal Pacifico
Don Antonio Colombo
Huacho, 13 marzo
2011
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si scava
inizio lavori |