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Scintille n. 28 - Pasqua 2010         

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“Mamma, vieni a vedere Gesù” 

Italiano anno due con boom

Con poca propaganda, grandi risultati, la notizia si è trasmessa con il passaparola. Il corso di lingua italiana sta crescendo con 30 alunni al secondo anno e 50 nuovi nel primo, tutti adulti dai 18 ai 65 anni, da avvocati a casalinghe. Nato così in famiglia per i discendenti degli italiani arrivati in Perú dal 1850, ora si sta rivelando una risorsa culturale per la città. Ho fatto una mini inchiesta con la domanda: Perché studi italiano? Quelli del corso basico hanno risposto in spagnolo, mentre quelli del livello intermedio in un italiano discreto. Risultati: perché è la lingua dei miei padri, per conoscere le mie radici, voglio parlare al telefono con i miei nipotini nati in Italia, l’inno nazionale italiano esprime forza, mi piace ascoltare le opere e la musica italiana, vorrei cantare in italiano, per la ricchezza della sua cultura, perché già ho un posto a Milano come infermiera, per la mia carriera scolastica mi è utile un’altra lingua, punto al diploma come professore di lingue, la cultura mi incanta, per Pavarotti e Boccelli, per Sofia Loren e la vita è bella di Benigni, voglio fare il viaggio dei 25 anni di nozze in Italia, per i miei studi come studente di turismo, sono medico per ampliare conoscenza nel mio campo, per la cucina italiana, semplicemente mi piace… Pedro scrive: ” Desidero conoscere un’altra lingua e che c’è di meglio che impararla nella casa del Signore con lei suo sacerdote!”

I professori sono pochi, solo due, Suor Rosa e naturalmente don Antonio. Con i soldi dell’iscrizione ho comperato un impianto audio per fare arrivare la voce chiara a tutti i 50 del corso basico, con il libro fotocopiato in proprio dal titolo nuovo: “Tutti insieme, passo dopo passo, qui Italia qui Huacho”.

 

 corso di italiano, gli allievi 

 corso di italiano, gli allievi e il professore

Due nuove chiese, timbrate Milano

Don Alberto Bruzzolo e don Ambrogio Cortesi ce l’hanno fatta. Milanesi doc, forti del “Fai da te” di stile ambrosiano hanno fatto crescere dal nulla due belle nuove Chiese, e con le mura hanno sviluppato anche le loro comunità. Ognuno con i suoi itinerari, con le notti insonni per i progetti, i finanziamenti e i contrattempi delle costruzioni, per arrivare al grande giorno della Consacrazione. Barranca 27 gennaio 2010, il Vescovo Mons. Antonio Santarsiero benedice la palazzina parrocchiale, ricca di ambienti per la catechesi e poi la Chiesa dedicata al Cristo della Resurrezione, che spicca slanciato sullo sfondo dell’altare.

Huacho 19 marzo 2010, sulla collina di Manzanares che domina il porto, arriva al tramonto lo stesso Vescovo per dedicare a san Giuseppe il gioiello architettonico di don Ambrogio.

Per gustare più a fondo le due opere invito i miei quattro lettori ad aprire il link con www.huacho.info  dove si possono trovare spiegazioni complete e foto di alto livello artistico in Picasa: http://picasaweb.google.com/donambro/IglesiaManzanares  http://picasaweb.google.com/donambro/Dedicacion_iglesia_san_Jose

e per Barranca:

  http://picasaweb.google.es/alberto.bruzzolo/Dedicacion

come queste

chiesa di Manzanares dedicata a san Giuseppe

interno della chiesa di Manzanares, la vetrata

 

nuova chiesa di Barranca

  il parroco don Vittorio accanto all'altare del Cristo della Resurrezione

interno della Chiesa di Barranca

Manzanares, la consacrazione

Dolori e gioie in un ospedale

 

Ogni mercoledì visito per circa due ore l’Ospedale regionale, partendo dalla zona critica dell’emergenza per arrivare di reparto in reparto ai neonati che stanno nelle incubatrici. Un saluto, una preghiera, a volte un’estrema unzione, a volte un battesimo di emergenza, scambi di notizie, incoraggiamenti a chi ha qualche arto fratturato, magari commentando i chiodi del mio femore o l’ultima vittoria/sconfitta del calcio italiano. Non manca mai un’immaginetta con una preghiera.

Però mercoledì 17 sono rimasto colpito dalla presenza di soldati nel piazzale dell’Ospedale mentre entravano ambulanze con cinque feriti provenienti da un scontro a fuoco per la “battaglia dello zucchero”.

. “Passi pure, padre, uno è grave”. Il cuore batte quando si vede sangue vero e il dottore che estrae una pallottola dal petto di un giovane operaio, che ha negli occhi la paura della morte. Fino a quando questo “zucchero amaro”  che dura da un anno con bilanci sempre più pesanti?

Il sorriso torna in tutto l’Ospedale una settimana dopo, con la gioiosa marcia per la “giornata del nascituro”. Purtroppo sono riuscito a partecipare solo al finale nel giorno 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Nel saloncino ornato di palloncini colorati c’erano 80 mamme tutte in stato più o meno avanzato di dolce attesa. Ognuna ha ricevuto regalini per neonati dalle mani delle infermiere e dottoresse che le stanno seguendo con controlli periodici. Davvero “imbarazzate” le ho visto quando al ritmo di musica aandina furono invitate tutte a ballare, come ginnastica positiva sia per loro che per il bimbo nella pancia. Si è snodato un curioso trenino di ballerine impacciate ma tanto felici. Con spirito di gioia e fede hanno ascoltato le mie parole sulla Madonna incinta per opera dello Spirito Santo per dare alla luce, dopo i regolari nove mesi, il Bambino non in un ospedale, ma semplicemente in una grotta a Betlemme, al freddo e al gelo.  Serenamente sono passato a dare la benedizione  con gocce di acqua santa sopra ciascuna mamma e  ciascuno bambino nascosto dentro di loro. Passeranno giorni o mesi e si rinnoverà il miracolo di 80 nuovi bambini nel mondo.

La Dolorosa apre il cammino

Prima la mamma e dopo il figlio, questo è il ritmo della vita. Così si apre con la Madonna Dolorosa la Settimana Santa nella Cattedrale di Huacho, in anticipo di due giorni. Dopo tutto un settenario di preparazione con Confessioni e Sante Messe, rivivendo i sette dolori della Vergine, la Chiesa si è riempita di almeno 400 persone nella mattina di venerdì 26 marzo. Accanto all’altare stava il baldacchino con l’immagine della Madonna tutta rivestita di nero, con 7 lucenti spade d’argento e una corona tipo raggiera attorno al capo. Tutto parla di dolore e tristezza, ma il suo volto bianco di dolore, ma sereno, trasmette speranza. A questo volto si punteranno gli occhi e i cuori tristi dei devoti per invocare protezione e aiuto. La processione si è snodata per le strade della città per 20 ore, con un susseguirsi di portatori che hanno sacrificato la loro giornata lavorativa per accompagnare la “mamma che soffre”. Ci sono tanti strati sociali, dal dirigente di banca al giovane studente, dall’ufficiale dell’esercito a un pensionato arrivando anche a un gruppo di casalinghe che con amore si offerto a fare i suoi 100 metri caricando sulle spalle il pesante baldacchino. Sabato 27 la Madonna ha riposato, aspettando l’entrata in Gerusalemme di suo Figlio.

con fede e con sforzo

ai piedi della dolorosa

Si parte con l’asinello

Si sono stampati 3500 depliant con il programma della Settimana Santa, subito spariti. Si ristampano altre 2000 copie e la gente continua a chiedere il programma come se fosse il pane. Sembra un’esagerazione, ma poi si vede che la Chiesa si riempie a tutte le sei Messe della Domenica delle Palme con porte spalancate per l’afflusso e per il timore del terremoto. C’era stata una scossa di grado 4,5 della scala Richter alle 8.08 si sabato, mentre celebravo un matrimonio, senza che io la avvertissi!

Sempre più convinto che le statue qui sono vive e sono trattate da persone che cambiano colore, vestito e amici, ho cercato di guardare bene con chi Gesù stesse entrando in Gerusalemme, dall’alto del suo asinello. Come giovane scudiero ci sta Giovanni Evangelista, ma chi è quel piccoletto elegantemente vestito che sta sul grande ramo di palma mirando direttamente a Gesù? “ E’ Zaccheo il ricco ladro, ormai è convertito e vuol partecipare anche lui alla festa!”

Arriverà la sera di una lunga giornata con la lettura della Passione, mentre per le strade della cittá la processione si svolge fino ad  una piazzetta del centro. Qui si ferma l’asinello aspettando l’arrivo di una persona da Carquin, un vicino porto sull’Oceano. Da 8 chilometri giunge la Madonna Dolorosa, vestita di bianco, per vedere suo Figlio circondato di palme e amici che esprimono la gioia con fuochi di artifici e balli tradizionali. Toccante è il momento dell’incontro mentre i caricatori quasi si pongo in ginocchio permettendo ai due baldacchini di toccarsi e alle due immagini di Maria e Gesú quasi di abbracciarsi. E’un teatro religioso che sempre sgorga da una radice di fede semplice e vera.

Una bella luna piena mi accompagna verso casa.

incenso

 

candele votive

Zaccheo e Giovanni

 

“Mamma, vieni a vedere Gesù!”

Questo invito nasce spontaneo dalla bocca di una bambina di cinque anni che sale sul palco al canto finale dell’Alleluia per Cristo Risorto, dopo quasi tre ore di spettacolo di “Gesù di Nazareth”, nella piazza della Cattedrale. E’ mezzanotte, ma la bambina è sveglia come le circa duemila persone che hanno vissuto con giovani attori la vita e la passione del Salvatore, in un ritmo svelto, incalzante con scenografie sobrie, giochi di luci, canti quasi dal vivo di Maddalena appassionata, di Gesù che grida il suo dolore nel Getsemani e la Madonna che esprime la sua tristezza con un pizzico di speranza mentre abbraccia il Figlio deposto dalla Croce. Sono una sessantina gli attori con lo stesso Gesù dello scorso anno, cresciuto artisticamente e penso anche religiosamente vedendo la convinzione con cui parla e i gesti sobri e intensi del suo muoversi sulla scena.

Con un’ora di anticipo una coppia di anziani aveva occupato la prima panca ed era bella sveglia dopo ore e ore, alternando applausi e lacrime. La bambina di cinque anni era stata irrequieta tutto il tempo, ma poi è scattata in avanti per vedere Gesù, voltandosi più volte verso la mamma seduta tranquilla in terza fila, gridandole: “Mamma, vieni a vedere Gesù”.

mamma, vieni...

Gesù risorto (Juanca per gli amici) l’ha accontentata posando per la foto ricordo. A sorpresa è arrivato anche il gelataio, offrendo una granatina rossa allo sfibrato attore, complimentandosi con lui.

Anche così Cristo vive nella città di Huacho, pronto per i suoi intensi giorni di dolore, in attesa dello scoppio di allegria nella Messa dell’aurora (popolarmente Messa del Gallo) alle quattro di mattina di Pasqua.

 

A tutti l’augurio di Resurrezione e Vita.

Buona Pasqua

Don Antonio Colombo

Huacho, 31 marzo 2010

 

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               Buona Pasqua