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Scintille 22 dal Perù

… per colpa del pittore Giotto

 

 

 

Sono finito all’Ospedale in Unità Intensiva per 4 giorni, per colpa di Giotto e anche di San Francesco.

Sono in Perù e qui c’è il Poverello di Assisi onorato da una confraternita da 125 anni.

Unisci il tutto con la Nuova Famiglia Italiana a Huacho nel suo primo anniversario e ci scappa una festa che coinvolge l’Ambasciata Italiana che mette a disposizione 30 quadri stupendi di Giotto sulla Basilica di Assisi e la Cappella degli Scrovegni di Padova. Chiaramente il lavoro non manca per preparare il tutto.

Sarò breve da convalescente che rispetta il riposo, in questa domenica mattina dell’11 ottobre.

 

 

Per ogni cosa c’è il suo momento

Domenica 4 ottobre, dopo quattro giorni di lotta contro la febbre alta, prima a Huacho e poi a Lima nella Clinica San Felipe, riesco ad aprire la Bibbia, nonostante tutti i legami alle macchine e alle cannucce e elettrodi che iniettano antibiotici e mille altre cose.  Apro a caso ed mi trovo davanti al capitolo terzo del Quolet che dice: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. Un momento per nascere e uno per morire, un momento per piangere e un momento per sorridere, un momento per gemere e un momento per danzare, un momento per amare e un momento per odiare, un momento per la guerra e un momento per la pace…”.

 

 

 

La mia Bibbia spagnola ha in copertina queste parole: “Dio parla oggi”. A me, in questa piccola stanzetta della rianimazione, Dio dice che è tempo per piangere, per soffrire, aggiungendo subito l’invito a stare tranquillo perché Lui sta al mio fianco!

 

 

Un momento per sorridere

Nella vita sacerdotale non mancano momenti di allegria, specialmente quando si amministrano alcuni sacramenti, il primo dei quali è il Battesimo. Sabato 26 settembre 23 bambini dai 6 ai 12 anni entrarono nella famiglia di Dio. Sono bambini accolti dalla Beneficenza di Huacho – tipo Mamma Rita di Monza – con tanti problemi familiari alle spalle. Le bambine hanno il loro vestitino bianco da sposine, mentre i ragazzi sono eleganti con la cravatta e la giacca, tutto frutto dell’attenzione che ricevono dalle loro educatrici. Il rito si svolge in un continuo dialogo con loro, specialmente con Diego, il più grandicello, che è felice di gridare la sua fede e il suo desiderio di essere cristiano. Uno dopo l’altro ricevono l’acqua della vita divina fino ad arrivare ad accendere la candela al Cero Pasquale per poi stringersi attorno a me per la foto, con i loro volti ricchi di un sorriso stupendo. Come padrino di tutti offro un piccolo regalo: un biglietto della Pesca di Beneficenza che si sta svolgendo con il Rotary Club nel salone parrocchiale. Anche questo aiuta a far crescere la gioia loro che si trasforma anche in ricchezza per tutta la parrocchia.

 

Accenno solo che la mattina dello stesso giorno ben 1500 giovani si sono riuniti per la festa della Gioventù, iniettando energie fresche nel Corpo della Chiesa locale.

 

Un momento per piangere

Stavo proprio preparando un altro momento di allegria con San Francesco e la mostra dei capolavori di Giotto. Messo l’ultimo cartellino sotto un quadro, salgo al secondo  piano per la lezione d’italiano ormai al termine del primo ciclo. Dopo un’ora tra condizionale e futuro sento un freddo alla schiena, resisto un po’ e poi pesco un alunno – professore di università – lo nomino maestro aggiunto e scappo alla casa parrocchiale. Un violento attacco asmatico fa correre una dottoressa e anche il Vescovo che subito mi porta al Pronto Soccorso alle 20.30 del primo ottobre, nell’Ospedale di Huacho che sta celebrando i suoi 39 anni con musica e danze. Mi sento calmo, con respiro regolare, ma comincia a salire la febbre oltre i 39 gradi. Mi ritrovo così nella stessa stanza di emergenza che avevo visitato il giorno prima dando l’estrema unzione a un paziente come Cappellano, solo che ora sono io a ricevere tutte le attenzioni perché scoprono che la gamba destra non solo è gonfia per le croniche varici, ma è rossa e bollente per una flebite. Che tutto nasca da lì?

 Notte difficilissima mentre i medici cominciano a consultarsi su che cosa fare soprattutto pensando al mio cuore con i suoi 3 by - pass dal 2001. Nel pomeriggio di venerdì 2 ottobre l’ambulanza mi porta alla capitale di Lima a 180 km verso una Clinica di altissimo livello tecnologico e professionale. Per tre giorni la lotta contro la febbre e gli scompensi…

Vivo domenica  4 ottobre senza la Messa, bloccato nel mio letto tra febbre e allucinazioni. Solo verso sera una schiarita, dopo aver alzato varie volte lo sguardo verso il soffitto per dire qualche frase, particolarmente questa: “Il Signore è mio pastore, non manco di nulla, anche se dovessi camminare in una valle oscura”.

Noto attorno a me tanta delicatezza, professionalità e attenzione verso questo “padrecito” che soffre sereno. Un giorno un’infermiera mi ascoltò mentre ripetevo: “Signore, nelle tue mani metto la mia vita”.

Mi chiese: “Ma padre, dove vede le mani di Dio?” “ Fabiola, Dio ora si serve delle tue mani per curarmi”. Sorpresa e commossa dice: “Grazie, padre”.

Dopo 8 giorni in pantofole bianche torno alla mia casa a Huacho e sabato 10 alla sera celebro con calma la Messa di ringraziamento.

Il mese morello

Ottobre qui ha un colore speciale, il morello come l’abito della confraternita del Signore dei Miracoli, devozione che coinvolge tutti i peruviani, anche quelli che ora sono a Milano. Sono anch’io un “fratello” ma non potrò certo caricare sulle mie deboli spalle la portantina con altri 31 uomini forti di fede e di muscoli. La mia parte l’ho già fatto ed è stato Gesù a portare la mia croce raggiungendomi con la Comunione anche nei momenti più difficili.

 

Tornando a Giotto e a San Francesco chiedo perdono di aver pensato male di loro e ripeto il Cantico delle creature lodando Dio per fratello sole e sorella luna, vedendo anch’io il dolore come un fratello.  “Lodato sia mio Signore per quelli che perdonano per tuo amore e sopportano infermità e tribolazioni”.

 

Ciao, a tutti, aspettando Ermanna e Peppino.


  

Don Antonio Colombo

 Huacho 12 ottobre 2009, 

scoperta dell’America  con  Cristoforo Colombo

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Todo tiene su momento 
 

Después casi 4 días en cuidado intensivo de la Clinica San Felipe en Lima, logré abrir la Biblia, a pesar de todas las ataduras de cateteres y electrodos por suero y antibioticos. Así me tocó leer Eclesiastés al capitulo tres: “En este mundo todo tiene su momento: hay una hora para todo cuanto ocurre. Un momento para nacer y un momento para morir. Un momento para llorar y un momento para reir. Un momento para abrazarse y un momento para separarse. Un momento para callar y un momento para hablar. Un momento para el amor y un momento para el odio. Un momento para la guerra y un momento para la paz”.

“Dios habla hoy”, así está escrito en la caratula de mi Biblia. Hoy, 4 de octubre de 2009, aquí en esta cama del Hospital Dios me dice que es el momento de llorar. “Tranquillo, Yo estoy a tu lado”. 


 

Un momento para reir

En la vida sacerdotal no faltan momentos de alegría especialmente dando algunos sacramentos, como el Bautismo. Sabado 26 de septiembre 23 niños, desde 6 hasta 12 años, de la Beneficiencia de Huacho entraron en la familia de Dios, como hijos. Las niñas con sus vestidos blancos y los varoncitos con sus ternos, todo con la colaboración de las animadoras del Albergue.

 

El rito se desarrolló en un continuo diálogo con ellos, especialmente con Diego de 12 años, feliz de gritar su fe y su deseo para ser cristiano. Uno trás uno recibieron el agua de vida y con la vela encendida se acercaron al altar para la foto, con la cara llena de sonrisas estupendas. Como padrino de todos ofrecí un pequeño regalo para cada uno: un boleto de la lotería del Rotary Club en el salón Pablo VI.

 

 

Es un don para toda nuestra parroquia esta alegría verdadera de 23 nuevos hijos de Dios. 
 

 

Un momento para llorar

En verdad estabo preparando otro momento de alegría con San Francisco y la exhibición del pintor italiano Giotto, pero algo raro me ocurrió: un escalofrío en la espalda con falta de aire como asma violenta. A  las 8:30 de Jueves 1 de octubre llegó el Obispo mismo a la casa parroquial y de inmediato me llevó a Emergencias del Hospital Regional que estaba celebrando con musica y danzas su 39 aniversario. Me empezó la temperatura a subir hasta 39 grados y pico, parece a causa de una infeción de celulitis que se exparció en mi pierna derecha, inchada de varices desde años. En el mismo UCI que había visitado como Capellán el día anterior, ingresé en calidad de enfermo muy grave. El viernes 2 me transladaron con ambulancia a Lima para vivir un domingo sin Misa, echado en mi cama entre pesadillas y fiebre. Solo unos momentos para mirar al cielo diciendo pocas frases: “ El Señor es mi pastor, nada me falta aunque pase por quebradas oscuras...” Todos, cuanta delicadeza y atención y alta profesionalidad, atendieron al “padrecito”. Un día una enfermera me escuchó decir: “En tus manos Señor pongo mi vida” y contestó “¿Donde ve usted las manos de Dios”. Medité la pregunta contestandole: “ Fabiola, Dios se sirve ahora de tus manos para cuidarme”. Agradecida concluyó: “Gracias, padre!”

Huacho me recibió  el viernes 9 de octubre y el sabado 10 a las 6:00 pm. celebré despacio la Santa Misa en la Catedral. Gracias a Dios. 


 

El mes morado

Con gusto ví la Catedral llena de hermanos y hermanas Jueves 1 de octubre a las 7:30 am., listos a vivir con devoción su amor al Señor de los Milagros. Como hermano voy a celebrar mi primer aniversario sin poder cargar la anda con mi cuadrilla. Que el Señor de los Milagros siga dando fuerza y tranquilidad a todos los enfermos del mundo.

Gracias a todos que me han rodeado de sus oraciones, como las Hermanas de Clausura de Huaral que llegaron hasta la Clinica San Felipe para aliviar mis momentos.

Con San Francisco repetimos: “Señor haz de mi instrumento de tu paz, viendo el dolor como un hermano. Loado seas, mi Señor por aquellos que perdonan por tu amor y soportan enfermedad y tribulación”.

Con la bendición de Dios. 
 

Padre Antonio Colombo

(vice-parroco)