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Scintille 30 dal Perú

Pedro Zurita se nos fue

La morte di un sindaco

Il Sindaco Pedro Zurita Paz ci ha lasciati

Alcune notizie si propagano in un attimo, sembra che tutti abbiano ascoltato la stessa notizia nel medesimo istante. Questo vale per la morte di un Papa come Giovanni Paolo II, l’attentato al presidente Kennedy, il terremoto devastante di Haiti per arrivare al livello locale con la morte di un Sindaco.

Erano quasi le 10 del mattino di lunedí 31 maggio quando il segretario Giovanni entra nella riunione di Curia per dire trafelato:” E’ morto il Sindaco Pedro Zurita Paz, hanno chiamato da Lima...” Tutto cambia in fretta nella cittadina di Huacho, che per  due giorni resterà  avvolta nel dolore. Pedro Zurita Paz, anni 61, sindaco vivace da 4 anni in piena campagna elettorale con alte possibilità di rielezione, è fermato da un ictus celebrale, spegnendosi dopo una settimana in camera di rianimazione.

Dall’ospedale di Lima il feretro arriva alle 18 all’entrata della città ed è portato a spalla, scortato da una fiumana di gente per  tre  chilometri fino al salone parrocchiale che già stava per aprire le porte alla mostra della Pietá  di Michelangelo. Si rinnova lo stesso dolore del Calvario nel cuore della gente che sente come suo questo Sindaco e improvvisa quasi un assalto ai giornalisti che l’avevano attaccato negli ultimi tempi. Per ore e ore fino a mezzanotte la polizia ha faticato a controllare l’afflusso della gente che voleva vederlo per rendergli omaggio.

Martedì 1 giugno alle sette del mattino si è formata una  coda composta e silenziosa  fino al momento del funerale fissato per il mezzogiorno. Affluivano ad ogni minuto corone di fiori, anche se , dicono, i fioristi avevano alzato un po’ i prezzi costretti a un superlavoro tutta la notte.

Normale, possiamo dire la Messa funebre, con il tono  da cerimonia ufficiale: il Vescovo, le autorità comunali e regionali, le varie organizzazioni, con la prima panca riservata alla mamma di 93 anni, la moglie, i figli, fratelli e sorelle tutti in nero e sfiniti dal dolore. Piccola e insufficiente appare la Cattedrale, ma la sorpresa deve ancora venire quando la bara raggiunge la Piazza d’Armi e la gente sbuca da tutte le parti per il corteo funebre che prevedeva un breve percorso per circa due ore, comprese le soste istituzionali. Invece duró sette ore “tra pianti ed evviva, con un coro da stadio con queste parole: “Zurita amigo, el pueblo está contigo”. I tentativi per accelerare il passo o per  evitare soste si scontrarono con la volontà della gente e di chi aveva preparato in fretta, ma con cuore, una canzone, un omaggio floreale o  una poesia come questa: “Riposa Sindaco nel sonno eterno, qui il tuo ricordo per sempre illuminerá le strade che tu hai  trasformato. Amico diletto, umile e onesto, riposa in pace”.

Solo nella fredda notte, verso le 21, la bara raggiunge il Cimitero, portata a spalla come si fa per una statua di Santo. Ora riposa  nella Cripta degli eroi scavata sotto il mausoleo di marmo di Carrara delle prime famiglie italiane.

Il  Sindaco “Pedro”  certamente ha toccato profondamente il cuore della gente, tanto che una signora commossa e addolorata ha confessato: “Ho 60 anni e mai ho visto un funerale così, se lo meritava”.

 

a spalla

dolore

corteo

Ricordi personali

Nell’ultimo articolo sulla Pasqua avevo accennato al momento in cui: “ Le mie mani sono unite a quelle del Sindaco Pedro Zurita e di otto “pie donne” mentre solleviamo il corpo di Gesù ( è una statua, ma quanto sembra vero!) lungo il corridoio centrale per 30 lunghi metri, pressati, quasi schiacciati dalla gente che commossa tenta in tutti i modi di toccarlo”.

con il Sindaco

Sono passati neanche due mesi e quelle sue mani ora sono fredde.

Pedro Zurita e consigliera

C’era stato un altro fuggevole incontro con un saluto e un sorriso per la strada e poi era calato il silenzio sulla sua malattia per trasformarsi in nodo in gola alla sua morte.

Non mi dilungo,  ma se posso esprimere un desiderio direi: “Mi piacerebbe avere un funerale cosí!”

 

in cattedrale

 

incensazione

Il sogno di Ermanno

Ermanno Riva con suo figlio Sergio da Seveso Altopiano sono venuti a trovarmi, condividendo il mio ritmo pastorale per 15 giorni, nel mese di maggio.

Ermanno, don Antonio e Sergio

chierichetti

Al loro ritorno li aspettava l’amica giornalista Marina Doni del Giornale di Seregno per questa intervista che trascrivo.

GIORNALE DI SEREGNO, MARTEDI' 1 GIUGNO 2010

Reportage: Ermanno Riva e il figlio Sergio hanno raggiunto Don Antonio a Huacho

In Perú  da don Antonio, un desiderio che avevo nel cuore

Andare a trovare don Antonio in Perù  era un mio grande desiderio che sono riuscito a realizzare grazie anche a mio figlio Sergio che mi ha accompagnato. Ermanno Riva, volontario all'oratorio San Carlo dell'Altopiano di Seveso, racconta il suo viaggio nella terra dove l'ex parroco del quartiere, Don Antonio Colombo, sta svolgendo la sua missione sacerdotale.

Quando siamo arrivati in aeroporto a Lima, dopo un viaggio lunghissimo, ho visto in mezzo alla folla il braccio alzato di Don Antonio e il suo grande sorriso e in quel momento è svanita tutta la stanchezza,  ha raccontato Ermanno Riva. Poi un abbraccio calorosissimo che non potrá mai dimenticare e via di nuovo in viaggio in auto, per altri 150 km., con Pablo, l'autista del vescovo di Huacho, città dove si trova Don Antonio. Abbiamo attraversato distese di deserto e per alcuni tratti costeggiato l'oceano Pacifico. 

 

                               passeggiando nel deserto

                                        cattedrale di Lima

 

                                           circondati dai Santi

quadrangolare

 

A un certo punto, superata una collina, davanti a noi apparsa la città di Huacho, illuminata dalle luci della sera.

Abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo sistemati nella casa di Don Antonio, poi tutti a dormire stanchi morti. Il giorno dopo siamo andati a visitare la cattedrale, ricostruita dopo un terremoto che aveva devastato il territorio.  Poi Don Antonio ci ha portati a vedere altre parrocchie gestite da suore. In giro non si vedono macchine private, solo taxi, le case sono fatte con canne di bambú , solo quando si riesce a trovare i soldi vengono aggiunti i mattoni. La cosa bella che ci sono tante scuole con bambini vestiti in divisa e l'università . Emozionante anche l'alzabandiera ogni domenica mattina, con la sfilata delle autorità  e delle scolaresche, che marciano facendo il giro della piazza antistante la cattedrale, una vera tradizione.

 

viva il Perù

 

                   

               tamburello                                          cornetta

 

    

                   felice interista                                     con uno juventino

 

Abbiamo visto come è la vita quotidiana di Don Antonio in quella terra, il suo impegno nel coordinare la cattedrale di Haucho affiancando il vescovo. Tiene anche un corso di italiano a circa una sessantina di persone. Indimenticabile anche la serata in cui abbiamo visto la finale di Champion's League davanti ad uno schermo gigante e insieme a due parroci interisti, così come la cena col vescovo e vari parroci della cattedrale che hanno gustato il salame crudo e il grana padano che avevo portato da casa apposta per loro. Dieci giorni sono passati in fretta ed arrivato il momento della partenza tra la malinconia di lasciare Don Antonio e un po' di nostalgia di casa. Naturalmente Don Antonio ci ha raccomandato di salutare tutta la comunità dell'Altopiano, che porta sempre nel suo cuore. (dmi)

 

con un reduce

Unisco la mia gioia nel condividere giorni con amici, grazie al valore della Chiesa Cattolica che crea questi legami personali profondi.

neroazzurri campioni

chiesetta sulla collina

con suor isolina

foto di Sergio

con il Vescovo

    

ostensorio

sorriso e saluto

 

  come un nonno

 

      

Luis                                                    Sonia

 

  Silvia

 

visitando una scuola

 

spiaggia di Carquin

 

      

                       piccolo montanaro                                              ricamo

 

macchu picchu

 

un lama

con don Vittorio

Michelangelo: che meraviglia

Cosí  si organizza una mostra su Michelangelo scultore, pittore e architetto a mille e mille chilometri dalla Cappella Sistina, sempre con il motto: “Se si vuole, si può”.  L’Istituto Italiano di Cultura in Perú mi fa sapere che ha 16 foto in bianco e nero di quattro Pietà, da quella famosissima in San Pietro alla sofferta e incompleta – detta Rondanini – che si trova al Castello Sforzesco di Milano. Incarico il turista Sergio Riva di mettere nella valigia  foto e il video di Piero e Alberto Angela sulla Sistina e  qualche notizia artistica per poi rielaborare tutto qui o per  ingrandire o  per tradurre. In loco e a prezzo contenuto si sviluppano 8 gigantografie da 1.60 per 1.20 e 15 da 60 per 50 per riempire di arte, colori e fede il salone parrocchiale chiamato Paolo  VI.

 

 Questa mostra era prevista come introduzione alla Festa della Repubblica Italiana del 2 giugno, ma poi  tutto é scivolato  in là di una settimana per il lutto cittadino.

La cronaca della manifestazione esce dalla penna degli alunni di italiano a cui assegno il tema: “Michelangelo Buonarroti, che meraviglia!” Ha preso 10 con lode l’articolo della studentessa Maribel che ha presentato un lavoro completo, a computer e con foto,  con questo titolo calcistico: “Un gol per la cultura locale”

 Il passato 8 giugno, nel salone Paolo VI , alle 17:00 si é realizzata la inaugurazione della mostra dello scultore, pittore e architetto italiano Michelangelo Buonarroti, intorno alla festa della Repubblica d’Italia. Questo evento fu organizzato dalla Nuova Famiglia Italiana in Huacho che ha come guida spirituale il prete italiano don Antonio Colombo. Per questa inaugurazione arrivò nella nostra città il professore Luis Villacorta della Universitá Cattolica Sedes Sapientae.

Per la nostra visita con la scuola “Liceo Moderno” abbiamo goduto  il privilegio di avere  come guida lo stesso sacerdote che ci ha mostrapo con molta gioia e grande competenza  la bellezza della meravigliosa Cappella Sistina e anche delle quattro Pietà di Michelangelo. Questa mostra, che è durata quattro giorni, è stata visitata da diverse scuole e istituzioni ( compreso il Seminario minore) che hanno saputo valutare la grande eredità di cultura e fede che ci ha lasciato lo stupendo artista, mostrando in ogni progetto le diverse esperienze della sua vita. Grazie a tutti gli organizzatori per la magnifico impulso per la cultura locale ed aspettiamo che si ripetano eventi come questi.

Ben 85 visitatori hanno avuto la gentilezza di lasciare scritto un pensiero con toni del tipo: “ Me ha gustato mucho”.

Avevo cominciato con Giotto e San Francesco (finendo all’ospedale!), ora c’è Michelangelo con la Sistina e già penso a Leonardo da Vinci quello dell’Ultima Cena e del famoso codice.

salone della mostra

vaticano

tra universitari

alunne liceo moderno 

 

Sono a “– 4”

Superati  i 45 anni di sacerdozio mi sembra quasi banale parlare del 46 anniversario, preferisco sognare di arrivare a quota 50, cominciando così  il conto alla rovescia come si fa per grandi avvenimenti tipo il Mondiale. Quest’anno sono a meno quattro dalla Messa d’oro.

Nei giorni dal 27 al 29 di giugno 1964 ricorderò  la mia Ordinazione sacerdotale nel Duomo di Milano, la prima Messa in latino e quella solenne in terza, come si diceva allora, nella Parrocchia San Giorgio di Casatenovo e nella Cappella del villaggio Vismara dove sono cresciuto.

Sempre mi accompagna il calice della Prima Messa dono dei miei parenti e della mia madrina Tilde. E’ un calice consumato dal tempo, dalle stagioni e dai vari continenti toccati in tutti questi anni. A Lima lo stanno mettendo a nuovo, indorandolo.

In questo calice rientreranno tutti i volti delle persone che hanno partecipato alle mie Sante Messe, non importa se in lingua latina, italiana, inglese, ciniangia  africana o spagnola. Che conta è stare uniti a Gesù, prendendo e mangiando il suo Corpo, prendendo e bevendo il suo Sangue per continuare il cammino della vita grazie alla forza di questo cibo, sulle orme del profeta Elia attraverso il deserto della vita fino all’incontro con Dio.

Sono a quota 20.500 come Sante Messe celebrate. 

Un saluto a tutti e buone vacanze al sole, mentre qui si sta entrando nell’inverno, con il freddo che si fa sentire anche se non sono necessari i caloriferi.

Don Antonio Colombo

Huacho 20 giugno 2010

trono

P.S. Il clima dei mondiali di calcio non é molto caldo qui data l’assenza del Perú. Spero solo che l’Italia vada  avanti perché tengo pronte le maglie azzurre e una grande bandiera tricolore.

siamo italiani

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