Scintille 33 dal Perù |
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Questo Perù è pazzo per Te, Signore dei Miracoli |
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Un voto, una promessa |
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Da tre anni dentro di me avevo fatto un voto e dovevo adempirlo: andare a Lima il 28 ottobre per la Messa e la processione del Señor de los Milagros. Ho goduto il tramonto del sole sull’Oceano Pacifico nel lungo viaggio di tre ore in pullman il giorno 27 ottobre. Chissà perché, ma sono sempre nei miei occhi i tramonti africani con la palla di fuoco che si spegne nelle acque delle cascate Vittoria in Zambia! Qui sull’Oceano si può mirare a occhi nudi questo sole avvolto in una nebbiolina, mentre corre veloce verso il fondo del mare. Nessun colore sgargiante, i toni sono sul grigio per creare un clima dolce, sereno che favorisce la preghiera, se non fosse disturbato dal film violento che la televisione di bordo trasmette. I riflessi nel mare della scia luminosa, il deserto indorato dalla luce, le insenature a strapiombo e alcune barchette di pescatori pronte ad affrontare una dura nottata di lavoro, tutto mi prepara a vivere un momento nuovo di fede. tramonto sull'oceano Ospite nel piccolo seminario teologico della diocesi, nel centro dell’immensa città di Lima, il rettore padre Abelardo bussa alla porta alle 5 del mattino di giovedì 28 ottobre. C’è sempre un taxi pronto ad accompagnarti alla Chiesa della Nazarena per la Messa delle 6.30 di una grigia e piovigginosa giornata di primavera. Il Cardinale Luis Cipriani parlerà di una pioggia che non ferma la fede dei 50.000 già schierati attorno al palco per la santa Messa. Ci sono sei Vescovi e un centinaio di sacerdoti, tutti con la casula viola, il colore che ha dominato tutto il mese di ottobre dai vestiti ai palloncini, dalle decorazioni alle gigantografie. cardinale Cipriani Una Messa diciamo “normale”, senza particolari sussulti tranne la frase finale della predica quando il Cardinale si è rivolto al quadro miracoloso, piazzato a destra dell’altare, dicendo: “Signore guarda a questo popolo del Perù che ti ama pazzamente!” Ho distribuito anch’io la Comunione, notando tra i fedeli mamme con bambini piccolissimi, ammalati o anziani in carrozzina, tutti con il desiderio di ricevere Gesù nel loro cuore. interno della chiesa e quadro storico del Señor de los Milagros Dopo la Messa, ho scambiato quattro parole in italiano con due frati dell’Antoniano di Bologna venuti per inaugurare una scuola nella periferia, frutto delle donazioni del festival di canzoni per bambini dello “Zecchino d’oro” del 2009. Al Cardinale Cipriani ho dato l’incarico di salutarmi il nuovo Cardinale amico Medardo Mazombwe di Lusaka, quando andrà a Roma per il Concistoro del 20 novembre.
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croce e cantari
altare Señor de los Milagros mamma e bambino messa e fedeli |
La processione madre di tutte le processioni |
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In Italia, conclusa la Messa, tutto di solito finisce, qui, invece, tutto comincia perché la statua non ha fretta di rientrare nella sua nicchia, vuole passeggiare per la città per incontrare, per vedere e farsi vedere. La processione è la vera celebrazione, con i suoi protagonisti, i suoi ritmi e i suoi tempi, la sua gente. Lascio gli amici sacerdoti ed entro in Chiesa per guardare Il quadro originale che è sulla parete dietro l’altare, là dove l´ha dipinta uno schiavo africano dell’Angola nel 1550. La parete, costruita con canne di bambù e fango, non è mai crollata, nonostante i terribili terremoti che hanno distrutto Lima varie volte. Lo schiavo angolano ha espresso il suo dolore con quello di Gesù, inchiodato alla croce, con sua Madre e Maria Maddalena ai suoi piedi, mentre nella parte alta ci sta Dio Padre con le mani aperte e lo Spirito Santo in forma di colomba. La presenza del sole e della luna danno un tono di speranza nel buio e dolore di quel venerdì santo. La copia ufficiale di tre metri di altezza e due di larghezza invece cammina per la città con il Cristo color scuro (moreno) da una parte e un altro quadro alle sue spalle con la Madonna della nube, di origine ecuadoregna. Madonna della nube I due quadri sono avvolti da due cornici, una d’argento e l’altra d’oro e sono fissate su una massiccia base con quattro angeli d’argento a fare da scorta d’onore. Sei sbarre di legno spuntano sul davanti e sul retro dove si piazzano trenta uomini che a turno portano a spalla la “Sacra Immagine”, il centro di tutta questa devozione popolare. Più che un camminare, è un lento danzare muovendo in avanti prima il piede destro e poi quello sinistro, dondolando un po’ le spalle sotto il peso della portantina. I volti sono tesi nello sforzo e anche raccolti nella preghiera personale di ognuno. Non c’è bisogno del sacerdote per le processioni peruviane, ci pensa a tutto la Confraternita con l’abito colore viola, il cordone bianco per gli uomini o il velo bianco per le donne, sia quelle che cantano, sia per le incensatrici che agitano continuamente i loro turiboli camminando all’indietro e con lo sguardo fisso al Signore. con i giovani Siamo nel centro città, con strade ampie a doppia carreggiata, strapiena di gente. Tento di inserirmi lasciandomi come trasportare dalle onde umane che mi avvolgono, diremmo con simpatia e fede. Pigiatissimi l’uno all’altro con pochissimi screzi perché lo sguardo di tutti sta cercando gli occhi di Gesù e di Maria. Qui si sente che è qualcosa di vivo, di vero, non so spiegarmelo. Con superstupore mi sento chiamare per nome: “Padre Antonio”, prima da una parrocchiana e poi più in là da un giovanotto. L’onda umana mi sospinge fino a due metri dalla portantina, ma poi a poco a poco mi respinge, così fluttuando in avanti e indietro per quasi tre ore! Qualche goccia sta scendendo, ma come ben scrive un giornale: La pioggia incessante (qui non piove quasi mai e una goccia ha il valore di diluvio!) non ha fermato i fedeli ‘inzuppati di fede’ per tutte le quindici ore della processione. Cammino con calma tra un papà che ha la sua bambina di tre anni sulle spalle, una mamma che mi chiede una benedizione per il suo piccolo di due mesi ben avvolto in una copertina bianca, un giovanotto tutto serio, una donna con il rosario in mano e un venditore ambulante che offre un video religioso per un euro. Ogni cento metri si cambia la squadra dei portatori che eseguono gli ordini, trasmessi con il tocco di una campanella di bronzo, colpita da un martello in mano al capo squadriglia. Scoppia sempre un applauso forte, ma breve, ad ogni sosta mentre l’onda umana cerca di fermarsi con qualche scossone e schiacciata di piede. Spontaneamente di tanto in tanto uno intona l’inno al Señor e si alza un coro possente da dare i brividi.
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gracias Señor con il gruppo papà e bambina
stanche venditrici |
Le soste con un omaggio |
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Qui sta la vera novità rispetto alle processioni che io ricordo, comprese quelle di Lourdes o di Fatima. Spontaneamente lungo il percorso gruppi, famiglie, istituzioni, scuole, ecc. si offrono a rendere omaggio al Signore per cinque minuti o un quarto d’ora. La prima sosta è per l’Università privata Villareal, un palazzo alto sei piani, tutto decorato di bianco e viola. Una musica aspetta l’arrivo della processione, la portantina si ferma facendo un inchino, lo speaker presenta un poeta che declama una nuova poesia, il Rettore magnifico con il suo discorso, l’omaggio floreale e anche una busta con un’offerta al presidente della confraternita. Studenti e professori si assiepano sul palco o si affacciano dalle finestre, partecipando con battimani e evviva. La seconda sosta è davanti a Tottus, uno dei nuovi moderni supermercati, sull’altro lato della strada. La portantina deve mettersi per traverso perché il Signore veda tutte le maestranze che lasciano partire per il cielo centinaia di palloncini bianchi e viola, mentre dei giovani sparano verso l’immagine coriandoli colorati come si fa ai mondiali di calcio: è Lui il vincitore. La terza è una parrocchia con una scuola elementare al suo fianco. Si sente musica di Chiesa, c’è il parroco che con un pizzico d’orgoglio sottolinea che anche questo Señor de los Milagros è un suo parrocchiano, mentre i bambini non stanno fermi e tantomeno in silenzio. Ci sono anche i fratellini più piccoli che le mamme affidano all’incaricato della confraternita che li prende in braccio e li alza il più possibile vicino a Gesù perché li benedica. Qui sono le campane a fare da sfondo musicale, mentre si vedono suore affacciarsi dal balcone della scuola materna. La quarta sosta è al gruppo finanziario Crear, con uomini in doppiopetto, un palco di lusso e cantanti professionisti ad esibirsi con brani religiosi ben scelti. Ognuno vuole parlare con Gesù nel suo linguaggio tecnico professionale. Andranno meglio gli affari? gruppo finanziario Brevissime soste si meritano anche famiglie o privati che hanno adornato le loro case e hanno un mazzo di fiori da offrire al Signore. Qualcuno dona bevande o panini perché il viaggio sarà lungo e faticoso in questa speciale via Crucis con le sue stazioni. Son passate due ore, percorrendo un chilometro dell’Avenida Tacna, mentre già si stanno preparando i lavoratori all’incontro con “il figlio del falegname”. Tutti i palazzi sono in stile coloniale spagnolo, compreso quello della Camera del Lavoro di tutto il Perù, ornato come si deve, inclusa una gigantografia con una preghiera. Dal balcone al primo piano, è una signora che parla a Gesù, con linguaggio concreto e schietto dei lavoratori, dei problemi della categoria, delle sue fatiche e delle sue speranze. Mi viene un nodo alla gola mentre l’ascolto attentamente quando parla di un milione di lavoratori peruviani ora per il mondo dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Spagna all’Italia. Sono tutti lì spiritualmente davanti a Lui. Gli applausi sono più forti e intensi.
sindacato di operai Comincio a sentire un po’ di stanchezza e temo che si gonfi la mia gamba destra, mentre l’aria si fa sempre più carica di umidità. Mi trovo sempre in mezza a fedeli che devotamente continuano il cammino tra uno scossone e l’altro. Guardo verso il fondo dell’Avenida e vedo che si apre su una piazza con un monumento formato da un’altissima colonna con un angelo in cima, con persone appollaiate in più in alto possibile per aspettare l’arrivo del Señor de los Milagros. Da quante ore staranno là? semaforo verde per Gesù Cerco di uscire dal fiume umano (il giornale parlerà di mare umano) per raggiungere la piazza Dos de Mayo, ma non ci riesco. Ricorro allora a un piccolo stratagemma, mi sposto verso il centro dove c’è lo schieramento della Confraternita, una corda lunga centinaia di metri sostenuta da poliziotti decisi a mantenere uno spazio libero per il cammino dei portatori. Riconoscendomi come sacerdote, sollevano la corda e mi trovo in mezzo alle donne con i loro fumanti turiboli d’argento che mi avvolgono d’incenso quasi soffocante. avvolti di incenso Qui posso respirare, incontrare padre Jaime Bisso, un sacerdote di origine italiana quasi novantenne e pieno di acciacchi, ma ricco di fede. E’ un ex cappellano militare con i nonni emigrati da Recco, vicino a Genova. padre Jaime Bisso Non riesco a seguire la quinta sosta nella piazza e ascolto solo da lontano dei canti. Dall’interno noto tutto il gruppo organizzatore della processione con confratelli e consorelle di tutte le età che svolgono ordinatamente ognuno il suo compito, anche se costa fatica. i vertici organizzatori E’ mezzogiorno, devo tornare a Huacho. Sempre utilizzando il corridoio preferenziale raggiungo i tre giovani chierichetti che con croce e cantari aprono la processione nella centralissima e larghissima Avenida Alfonso Ugarte. Vedo velocemente che già è pronta la sesta sosta con i bambini ammalati dell’Ospedale San Bartolomeo, mentre la settima sosta sta nelle mani della squadra di calcio campione del Perù 2009, la “U” di universitari, con giocatori e l’allenatore pronti a rendere omaggio, ma anche a chiedere un favore per qualificarsi alla fase finale del 2010. In Italia si va in pellegrinaggio a Lourdes o dal Papa, qui c’è il patrono per eccellenza che è sempre il Señor de los Milagros. Sulla strada hanno preparato un tappeto di fiori con il colore crema della società e una gigantesca U viola nel mezzo, mentre piccoli tifosi ricevono palloncini d’omaggio. A quest’altezza arriverà la processione per la sosta principale e sarà l’incontro con il dolore e la speranza per gli ammalati dell’Ospedale Loayza, uno dei principali della città. Mentre cerco una via laterale, vedo arrivare una piccola processione, stanno accompagnando, a spalle naturalmente, San Martino de Porres a rendere anche lui omaggio al suo Signore!
Nelle tre ore del viaggio di ritorno a Huacho di solito dormo, ma stavolta non ci riesco perché sono troppe le emozioni che stanno nel mio cuore.
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mani unite luce negli occhi universitá Villareal parrocchia san Toribio piazza 2 maggio bambini ammalati la U calcistica piccolo tifoso della U tappeto in fiore
lo sguardo é per Lui
spalle per san Martin de Porres |
Un cardinale come amico |
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Da lontano arriva la notizia che hanno assegnato il premio Nobel 2010 per la letteratura a un peruviano: Mario Vargas Llosa. Avevo letto vari libri suoi per imparare lo spagnolo e conoscere la cultura del Perù, specialmente negli anni difficili della guerra civile. Qui ho notato entusiasmo limitato, forse anche per i colori politici diversi e per il fatto che ora ha la cittadinanza spagnola. “Credevo fosse uno scherzo”, commenta circa la telefonata ricevuta alle cinque del mattino. Arcivescovo Medardo con don Antonio a Fossano- 2004 La telefonata dall’Italia di mia sorella Ermanna il 20 ottobre mi ha riempito di gioia. “Hai saputo che tra i nuovi eletti cardinali c’è anche il tuo amico, quel Vescovo dello Zambia che è venuto varie volte anche a casa mia, si chiama…, non mi ricordo, un nome africano…” “ Non sarà mica Medardo … Monsignor Medardo Mazombwe?” “Sì, sì proprio quel nome lì strano… é il tuo amico vero?” “Che bellissima notizia, lui se la merita e come questa nomina, è bravo davvero e quando si mette a pregare da solo è un incanto!” Quanti ricordi d’Africa riaffiorano con nitidezza. Qualche giorno fa sono riuscito a rintracciarlo per telefono nella sua casa a Lusaka in Zambia. “Eminenza, muli buangi (come sta?) ” Nella lingua africana una breve conversazione di stupore vicendevole e una benedizione ricevuta attraverso questo mezzo moderno che è il telefono. don Antonio e Arcivescovo Medardo concelebrando in Zambia
Arcivescovo Medardo con don Antonio e Rosy a Fossano- 2004
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Arcivescovo Medardo-Zambia Zambia, card. Medardo e P. Adrian 1986 don Antonio e Arcivescovo Medardo alle Cascate Vittoria 2005 |
Tre anni peruviani |
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Siamo nel 2010, il 6 dicembre compirò 70 anni, contando gli ultimi interessantissimi passati qui a Huacho, dove ho toccato terra il 23 novembre 2007. Il desiderio è di continuare di tre anni in tre anni, un passo dopo l’altro, sotto lo sguardo di Dio. Don Antonio Colombo Huacho, 16 novembre 2010 P.S. Con questo articolo chiudo il libro “Scintille dal Perú”, parte uno.
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