torna alla pagina di don Antonio Scintille dal Perù n. 17
Volti della Pasqua 2009
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Quattro volti di Gesù Sempre più mi convinco che qui le statue sono vive e sudano dopo un camminare di ore e ore. Sono loro a dare un tocco tutto speciale alla Settimana Santa della Cattedrale. Il primo volto di Gesù che si presenta per le strade della cittadina è quello del Re acclamato nella domenica delle Palme. Un volto pulito, sereno, colorato, incorniciato da capelli neri che scendono fino alle spalle e da una barba ben curata, con pizzetto e baffi. Tre raggi d’argento fanno da corona al suo portamento regale, completato dalle braccia aperte e dal ricco vestito azzurro ricamato in oro con fasce argentate. Volto composto di un cavaliere tranquillamente in sella al suo asino color grigio lucente. Sofferente è il secondo volto, quello del Nazareno che porta la Croce per le vie della città il Mercoledì Santo. I suoi capelli neri riccioluti sono attraversati da una corona di spine color argento, gli occhi sono pieni di lacrime, macchie di sangue rigano il volto teso e pallido, sempre dignitoso è però il suo portamento pur caricando sulla spalla sinistra la pesante croce. Dalla bocca aperta con labbra esangue sembra uscire un lamento e anche la barba appare tesa nello sforzo sovrumano. Di male in peggio con il terzo volto di Gesù, quello del Sepolcro, senza vita. Nonostante questo è proprio Lui, così come è, che viene mostrato a tutti nella processione del Venerdì Santo. Con pudore scatto la fotografia mentre sta ancora sulla croce, dopo il suo ultimo respiro. La corona di spine ha schiacciato completamente i suoi neri capelli ed è scesa sulla fronte. La testa è reclinata e il suo sguardo ormai spento è verso il basso. Tutta la faccia è di un colore bianco terreo, il naso affilato è bianchissimo e sembra appoggiarsi sui baffi neri che circondano la bocca aperta, leggermente scomposta, che lascia intravvedere la lingua secca. Tutto è dolore, dolore vero e grande quasi ingentilito dai grossi riccioli dei capelli che coprono le nude spalle. Calato il Corpo dalla Croce e messo nella sua nicchia trasparente, il volto di Gesù steso al suolo fa’ ancora più impressione, tale da fare sgorgare più di una lacrima a piccoli e grandi. Ma c’è il quarto volto di Gesù a dissipare tutte le tristezze della Settimana Santa: il volto del Risorto. Che bello è questo Volto stagliato nel cielo azzurro della mattina di Pasqua, dopo la Messa di aurora delle quattro del mattino ( chiamata popolarmente ‘Messa del gallo’). Una splendida raggiera d’argento incornicia i suoi neri capelli pettinati tanto bene che sembrano usciti da pochi minuti dalle mani di un parrucchiere. Lo sguardo è verso l’alto, verso suo Padre che lo ha fatto risorgere, così è pure alzato al cielo il braccio destro con la mano benedicente con tre dita aperte. Questa impostazione della statua aiuta ancora di più a vedere la bellezza del volto, con i suoi colori carichi di vita, il collo alto, la barba non folta ma ben curata, la spalla coperta dalla fascia del trionfatore. Tutto è nobiltà e serenità, senza segni di dolore, nessuna traccia di sangue, sembra si tratti di un’altra persona se non ci fosse il richiamo sul petto atletico di una rossa ferita al cuore. Questo è il volto che ha richiamato migliaia e migliaia di Huaciani nella piazza d’armi nel momento culminante dell’omaggio di Maria, San Pietro e San Giovanni, al ritmo gioioso di musica andina con la voce armoniosa e calda di una cantante. Volti della Vergine Dolorosa e degli apostoli Giovanni e Pietro La Vergine dei sette Dolori è quella che ha “lavorato” di più nei giorni della Passione, sempre accanto a suo Figlio sia nei momenti di sofferenza che in quelli della gioia. Sempre la medesima statua, sempre il medesimo volto, mentre toccava al colore del vestito ad esprimere con il nero, l’azzurro e il bianco i suoi sentimenti nelle diverse processioni. Preferisco coglierla nel suo momento di gioia, con il vestito bianco ricamato d’oro, mentre splende nel sole nella radiosa mattinata di Pasqua. E’ un volto di una dolcezza incredibile, di una mamma che conserva sempre la sua giovinezza e non permette agli anni di perdere la sua capacità di stare accanto a suo Figlio, sia pure il Figlio di Dio, come a dire: “ E’ pur sempre il mio bambino e tocca a me curarlo!” La confraternita della Dolorosa è la più tecnicamente avanzata, con tanto di sito web: www. svdhuacho.org . Cliccare per leggere tutti i dettagli e gustare anche i suoi video. Da lì pesco la descrizione che segue. “La figura della Vergine commuove i fedeli quando contemplano il realismo e la finezza della statua. L’iconografia la rappresenta in piedi accanto alla Croce, non come nella Pietà di Michelangelo. Dolce e giovane è il volto ( come nella Pietà), con uno sguardo melanconico e la testa leggermente chinata nel suo lato destro, con le mani giunte che stringono un fazzoletto per asciugarsi le lacrime. Tutto è frutto della fantasia dell’artista anonimo che è riuscito a tradurre i suoi sogni nel legno combinando la dolcezza femminile con il dolore. Gli occhi sono di cristallo, la testa e il corpo sono di legno di cedro, mentre le mani sono intagliate in mogano, albero americano dal colore rossiccio. Il volto è come protetto da una cuffia bianca arricciata, la testa è circondata da un’aureola d’argento con 72 pietre incastonate, mentre il cuore d’argento sostiene le sette spade, tutte opere di alto valore artistico di orefici di Huancayo”. Eleganza di stile barocco come una regina della corte di Madrid, riservata nei suoi sentimenti tanto che puoi sentirtela sempre vicina, come la tua mamma. I volti degli apostoli sono più semplici, sono da pescatori abituati alle fatiche, volto secchi e lineari. Giovanni è più giovane e più dolce, pronto a fare tre processioni: con Gesù nell’entrata in Gerusalemme, con Maria accanto al Sepolcro, con Pietro correndo al sepolcro per vedere la tomba vuota. Cambia abito dal nero al bianco gioioso ma Lui c’è sempre, è l’amico a cui Gesù affida la sua mamma. Pietro invece non si fa’ vedere per tutta la settimana, ha i suoi problemi con la donna nel cortile di Caifa che lo fa’ cadere tre volte. Partecipa alla processione nel giorno di Pasqua, dopo la Messa del gallo, con un volto sicuro che sembra non esprimere emozioni. E’ vestito da Papa, con in testa il triregno e nella mano destra stringe il pastorale regale: tocca a lui guidare la Chiesa nel mondo. Volti … parlanti La liturgia si svolge naturalmente in Chiesa, ma qui c’è una continuità con le processioni che portano in strada gli stessi avvenimenti, con i volti dei vari “attori”. Uso quest’ultima parola non con il senso teatrale, ma per sottolineare che ogni persona è parte viva e attuale di ciò che qui si rinnova attorno a Gesù. Parto dagli uomini di una certa età che sono i custodi della tradizione e svolgono il loro compito con serietà e, direi, fierezza. Sono forti di costituzione e anche oltre i 70 anni si sottopongono agli impegnativi turni di “caricatori” delle portantine delle statue. E’ bello vedere accanto a loro, a condividere la stessa fatica e la stessa fede, uomini di 40 anni e anche giovani di 17 anni. Sono legami di generazioni tanto importanti sia per la vita ecclesiale che per la vita sociale. Non mancano nemmeno gruppi di solo giovani, studenti liceali o universitari, che da buoni amici e con fede indossano l’abito di una confraternita partecipando serenamente e seriamente a tutte le cerimonie fino a notte fonda. Con le donne si può toccare anche gli anni 80, con più di una che è stata la fondatrice di queste confraternite, che hanno quasi tutte delle origini negli anni dal 1940 al 1950. Perfette ed eleganti nei loro abiti da cerimonia, con il velo bianco o nero tipo merletti, le donne svolgono soprattutto la funzione di incensatrici o di portatrici del cero. Camminano all’indietro, perché lo sguardo deve sempre andare a Gesù e ai Santi. Raramente si distraggono, pur passando in mezzo ad ali di folla. Anche qui si vede tranquillamente la presenza di nuove generazioni, compresa la ragazza che prepara al computer il sito della confraternita o quella che cura tutta la pubblicità o la liturgia delle varie celebrazioni. Mi è difficile mettermi a fotografare i volti di chi partecipa alle processioni, ma non posso dimenticare certi volti rigati di lacrime, tesi a guardare le sette spade dell’Addolorata a cui certamente affidano i propri dolori nascosti nel cuore. Volti di giovani che in silenzio camminano per ore e ore accanto alla statua del Nazareno: solo Lui sa che cosa stanno pensando. Volti di uomini e donne che si fermano sul marciapiede anche per mezzora a contemplare il passaggio di una processione, senza esprimere commenti, solo puntando lo sguardo fisso al personaggio di Gesù o Maria. Tranquillamente lo scatto fotografico si posa su mamme con bambini piccoli, già coinvolti nel “teatro vivente”. C’è la piccolina vestita da angioletto con la colomba in mano da far volare all’uscita di Cristo Risorto dalla Chiesa, c’è il ragazzino di tre anni che già porta l’abito della confraternita, c’è il bimbo che con i palloncini partecipa alla gioia pasquale e la bambina, sempre in braccio della mamma, che ha i grandi occhi spalancati perché vuole godersi tutto lo spettacolo e anche salutarmi. Così mamme e papa trasmettono semplicemente la fede e le tradizioni ai loro piccoli. Non posso concludere senza ricordare due volti degli attori (veri stavolta) del teatro della Passione di Gesù, rappresentato il Lunedì Santo sul sagrato della Chiesa che dà sulla piazza centrale. Il volto di Caifa, un uomo alto quasi due metri, imponente e inflessibile nel suo ruolo di giudice di Gesù incatenato davanti a lui. La mitria nera ricamata in oro lo rende ancora più maestoso, dalla sua bocca esce una voce tuonante che domina tutto il Sinedrio, mentre una barba leggera incornicia il volto senza appesantirlo. Però è il volto di Gesù che più mi resta nel cuore. E’ un giovane universitario, catechista, impegnato in parrocchia, e si vede che ce l’ha messa tutta per vivere come Gesù e trasmettere il suo messaggio oggi a noi, qui nel 2009. L’ho notato anche nei momenti di pausa, tra una scena e l’altra, non si è mai scomposto, sempre concentrato, non poteva essere che Lui! Il suo è un volto sereno con sorriso genuino per l’entrata in Gerusalemme, volto triste nell’Orto degli Ulivi, un volto fiero e silenzioso davanti a Erode, un volto disfatto dopo la flagellazione, una smorfia di dolore in Croce, una maschera senza vita tra le braccia della Dolorosa. Peccato che non sia riuscito a vederlo risorgere: era da un pezzo passata la mezzanotte. Notizie tristi della Settimana Santa · La scossa del terremoto in Abruzzi si è sentita anche qui, nella terra del Perù. Qui la gente sa cosa vuol dire una scossa 6.3, devastante. Tante persone si sono avvicinate a me per sapere qualcosa in più dei telegiornali e per esprimere la loro vicinanza a tutta l’Italia in lutto. · Nel cuore della notte del Venerdì Santo mi è arrivata la notizia che l’amico Giampiero si era spento. Grazie a suggerimenti degli amici lo avevo raggiunto al suo telefonino nella camera dell’Ospedale di Legnano, scambiandoci semplicemente tre sussurrati “Ciao, ciao, ciao”. La nipote aveva commentato: “Don Antonio, doveva vedere che sorriso le faceva mentre le parlava!” · Un giovane muore a 30 anni in una guerra non dichiarata contro i narco-terroristi e torna alla sua Huacho nella bara ricoperta dei colori della bandiera peruviana. La Cattedrale, dove il capitano Fernando Antonio ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, lo accoglie con cuori spezzati. La Pasqua 2009 è qui a dire a tutti che si può ancora sperare e credere in un mondo di amicizia e pace. Un piccolo segno di questa “pace” è stata la celebrazione della Pasqua unita alla festa della Liberazione, qui celebrata il 25 aprile con la “famiglia italiana”, con tanto di torta tricolore buonissima. Don Antonio Colombo Perù, Huacho 28 aprile 2009
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