torna alla pagina di Antonio Scintille dal Perù nel maggio 2008 |
|
Ciocche di capelli per l’Università. Non ho ancora messo piede nell’Università Faustino di Huacho che conta 14 mila studenti, ma ho visto la gioia delle matricole. Ogni domenica la Piazza d’Armi ha manifestazioni diverse con l’alzabandiera e il canto dell’inno nazionale alle ore 10.
Domenica 6 aprile tocca ai bambini piccoli la festa, è la Giornata del Bambino peruviano.
Simpaticissimi nei loro vestitini colorati godono dei piccoli regali che ricevono. Il pomeriggio è animato dall’Università, con tanto di musica a tutto volume e la piazza piena di giovani studenti, con familiari e amici in trepida attesa dell’annuncio degli “ammessi”. Silenzio, la musica si spegne e lo speaker comincia a scandire 1500 nomi! Ad ogni nome risponde un urlo di gioia nei vari angoli della piazza e anche l’assalto alla matricola per tagliare una ciocca dei suoi capelli. Così si festeggia nella goliardia peruviana l’entrata nel mondo magico dell’Università.
Riesco anch’io a partecipare, mi passano le forbici e taglio una ciocca di capelli neri a un giovane ammesso alla facoltà di chimica, tra le foto ricordo e gli applausi degli amici. Lunedì mattina, recandomi alla Messa, ho notato centinaia e centinaia di ciocche di capelli, maschili e femminili, sparsi nella piazza. Pensando anche a loro, parte del “piccolo villaggio” che è il mondo, sono andato all’Ufficio postale a imbucare la busta per l’Ambasciata d’Italia in Perù per il mio voto per le Elezioni Politiche del 13 aprile. Era la prima volta, perché negli anni africani non c’era ancora la legge per i residenti all’estero.
Verso i 50 anni della Diocesi
La presenza cristiana a Huacho è dal giorno della sua fondazione, il 24 agosto 1571, festa di San Bartolomeo. Così fecero gli spagnoli, mettendola sotto la protezione del Santo del giorno. A San Bartolomeo è stata dedicata la prima cappella, diventata poi parrocchia, con il battistero in bronzo con incisa la data del 1620. Le tre campane sopravvissute ai terremoti portano incisa nel bronzo la data del 1779, per la parrocchia di san Bartolomeo, Arcidiocesi di Lima. Da solo 50 anni è diventata Cattedrale con il suo Vescovo, precisamente dal 15 maggio 1958. Si festeggia ma non con la stessa Cattedrale durissimamente danneggiata da un terremoto nel 1966. Era di stile barocco spagnolo, tanto cara alla gente. La nuova, in cemento armato, è stata inaugurata nel 1980.
E’ chiusa per restauri da un mese, mettendo sul lastrico anche il mio confessionale, lasciandomi disoccupato. Ma come si fa’ a stare fermo con tutti i falegnami, i muratori, gli imbianchini, gli elettricisti, tecnici del suono, intarsiatori del gruppo Mato Grosso e architetti che ci sono attorno? Sono invitato a rispolverare l’esperienza di “capo cantiere” accumulata negli anni italiani e africani. Siamo alla corsa contro il tempo e ieri notte hanno lavorato ad imbiancare la parete esterna della Cattedrale, grazie all’illuminazione stradale. Non c’è la gru nemmeno per il campanile alto 30 metri, non ci sono pale meccaniche, poche le impalcature, però il lavoro è fatto bene con carriole e badili, come “ai tempi” delle costruzioni delle cattedrali medioevali! La non lontana capitale di Lima, con i suoi 12 milioni di abitanti, fornisce materiali di ottima qualità e con prezzi buoni. Tutto mi serve per imparare i termini tecnici in spagnolo: imbiancatura, quadro elettrico, presa di corrente, intaglio, arco a tutto tondo… Quante volte mi sorprende l’ingegnosità nel fare, per esempio, un arco in cemento armato, con mattoni disposti a piramide a sostegno di una fodera di compensato. La gente partecipa con varie iniziative, come le mille costate di maiale, arrostite sulle piastre, davanti alla Cattedrale. |
E’ una chiesa giovane, ha solo 50 anni, e qui i compleanni si celebrano nel giorno giusto, senza spostarli alla domenica. C’è una grande attesa nelle 28 parrocchie con i suoi 35 preti, sparsi nel territorio grande tre volte la Diocesi di Milano. Tutti invitati giovedì 15 maggio 2008 alle ore 10.30 per la Messa delle nozze d’oro. La presenza italiana è assicurata dal sindaco del paese del Vescovo Mons. Santarsiero, originario di Potenza.
Otto case in fiamme
Non c’è solo la Cattedrale, ci sono le case della gente da ricostruire. Le avevo fotografate dall’alto pochi giorni fa, ora non ci sono più: solo cenere.
Preferisco trascrivere da Ecos, giornale locale. “Dieci famiglie del popoloso quartiere periferico di Atalaia perdono tutto in un incendio dantesco. Tutto. Davvero tutto hanno persone nel sinistro che felicemente non ha avuto vittime.
Nella notte di lunedì 5 maggio, alla una e trenta, bastarono pochi secondi all’intenso fuoco per ridurre in cenere tutto ciò che incontrò sul suo passaggio. Sembra che l’incendio sia stato occasionato da una candela lasciata accesa dal suo padrone che si è addormentato pesantemente, senza rendersi conto del rischio. Le case, fatte da giunchi intrecciati e da canne da zucchero, sono state avvolte dalle fiamme propagandosi subito, favorite anche dal forte vento marino che soffia sempre a quell’ora della notte. Le famiglie per fortuna riuscirono a scappare fuori in tempo. Vani furono i tentativi dei vicini ( la zona non ha acqua!) e dei Pompieri di Huacho che riuscirono solo a controllare quello che è davvero un disastro. La foto del giornale di una ragazza in lacrime esprime tutto il dramma delle 10 famiglie, con le sue 25 persone. Le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi e scorrevano sulle sue guance erano di dolore per aver perduto proprio tutto. Però ciò che più l’angustiava era il fatto di aver perso tutto il suo materiale scolastico. I compiti che aveva fatto la sera prima al lume di candela, non li avrebbe potuto più mostrare ai suoi professori, dal momento che tutti i suoi quaderni erano finiti in cenere. Autorità e civili velocemente si sono messe in movimento. Ci sono già piazzate dieci tende, con l’impegno di preparare 10 prefabbricati nel giro di un mese”.
La Parrocchia è diventata subito il centro di accoglienza, mettendo a disposizione i locali e coordinando gli aiuti. Massimo Merli, missionario laico, ha trovato subito pane per i suoi denti con la gioia del donare.
Don Antonio Colombo Huacho, Perù 9 maggio 2008
P.S. Veloce come un fulmine a cielo sereno mi arriva dall’Italia la telefonata che don Franco Maggioni si è fermato per sempre a 63 anni, sognando la missione in Cambogia. Era il primo maggio. Un’amicizia che dura da 45 anni, rafforzata dal suo essere stato mio successore come parroco a Kafue, in Zambia.
|