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SPIGOLATURA N. 11

Primavera Mozambicana

 

Al nord del Mozambico, al periodo delle piogge, che terminano completamente al massimo ai primi di aprile, seguono ben sei mesi durante i quali difficilmente cade qualche goccia d’acqua. Da fine agosto, poi, comincia a soffiare il vento e il termometro sale, sale, senza pietà. Con quel clima, la cosa che non ci si aspetta, e che sorprende sempre, è il risveglio prima della foresta, poi degli alberi da frutta.

Il “miracolo" della primavera inizia a fine settembre, quando, viaggiando scopri, fra gli alberi spogli di foglie, bruciati dal caldo-secco e scossi dal vento, un albero fiorito, uno vestito di foglioline verde pisello, un altro con un manto rosso cupo lucente... Poi ti accorgi che il mango che hai nel cortile, e che era fiorito, subito dopo le piogge, si riempie di frutti... e senti la necessità di lodare il Signore, perché sai che i mangos faranno la felicità di grandi e piccoli, in particolare dei ragazzini e delle ragazzine, che, grazie a questo frutto – che loro cominciano a mangiare acerbo – da novembre a gennaio, faranno,  con le loro scorpacciate la riserva di  preziose vitamine, assumendo l’aspetto di bambini sani dalla pelle lucida.

 

pianta di mango

non mi aspettavo una fioritura così meravigliosa e profumata

 

 

  

i gigli del campo ed altri fiori che spuntano, in piena siccitá,
rompendo il suolo a volte durissimo come può esserlo quello dei

cortili,

 

Caffè in fiore

 

Avevo tante volte sentito parlare della bellezza del caffè in fiore, del profumo delicato che emana, nel breve spazio de 36/48 ore di vita, della fioritura, ma non l’avevo mai vista. Le consorelle mi rassicuravano che, quando le nostre dieci o quindici piante fioriranno, sarà uno spettacolo. Eravamo già a fine ottobre, e gli “alberelli” di caffè erano ogni giorno di più rinsecchiti da non sperare, a mio avviso, nulla di “miracoloso”. Quando un mattino dei primi di novembre, tornando da Messa, verso le sei del mattino, avvicinandomi a casa, sono stata colpita da un profumo, realmente soave... Non ho pensato assolutamente al caffè... invece, entrando in casa, suor Gregoria, che mi aveva preceduto, quasi mi trascina nel campicello dietro casa: il caffè era fiorito... Inutile dire che sono corsa a prendere la macchina fotografica, con un solo rammarico... quello di non poter imprigionare il profumo che è durato fino al giorno seguente. I fiori sono poi caduti, gli alberelli sembravano quasi  rinsecchiti, e invece, qualche mattino dopo li ritrovo vestiti di un verde luminoso, e, dov’era il fiore, il piccolo chicco di caffè, prendeva forma.

la signora Mariana, maestra di cucito delle scuole di villaggio

 

Il nostro caffè é una versione dell’Arabico, che, raccolto e tostato in casa, produce un caffè squisito, aromatico, realmente eccellente. Mi sembra di averlo già detto, ma di questo aroma sono rimasti affascinati alcuni agronomi giapponesi, che vorrebbero, lanciarlo sul mercato “globalizzato”: sarebbe una grande  fortuna per la gente del posto. Speriamo!

le foglioline del caffè e i chicchi in boccio, baciati dal sole

caffè in fiore che esala un profumo incredibile

tra il verde fa capolino Alfredo, il nostro factotum

qualche ora prima della fioritura.... del caffè

Profumo  di Fior d’arancio

 

Che gli aranci in fiore siano uno spettacolo, non é novità. Lo stesso nome suona a Poesia, a festa di nozze, ma davvero non sapevo che da soli due alberi come i nostri potessero emanare bellezza e profumo tanto intensi... Forse Maúa é Terra di Bellezza e Profumo!

l'alberello fiorito è un frangipane

 

Incontri ....

 

Da qualche puntata avevo tralasciato gli “incontri”. Ma oggi li voglio ricordare. Uno fu per telefono! A metà novembre, il mio  cellulare, squilla una volta e poi tace... In Mozambico significa – forse non solo da noi – “Vorrei parlare con te, ma non ho credito... chiamami!”.

Lo squillo, proveniva dal signor Beato, il papà di due bambini sostenuti a distanza a fine Anni Novanta e che sapevo abitare ora a Maputo. Cosa poteva essere successo? Chiamo immediatamente... Risponde emozionato il signor Beato (questo il nome del papà), e tutto d’un fiato mi dice: “Tiago é stato promosso a pieni voti... glielo passo”. Ed ecco la voce felice di Tiago (Giacomo in italiano), che conferma di aver superato brillantemente gli esami delle medie, così avrà facilmente  la possibilità di iscriversi nelle scuole superiori. Ma che gioia, sentire la voce serena e piena di speranza nel futuro, di un adolescente, di Tiago, il bimbo che avevo visto nascere... Grazie Signore e grazie a tutti i Genitori a Distanza che da tanti anni sostengono centinaia di bambini, ragazzi, studenti....

 

Qualche giorno fa quasi mi sono spaventata. Tornavo dalla sede della  Radio Ruruwana, un po’ soprapensiero, quando una moto mi si piazza davanti con una frenata da brivido. Mi stavo ancora chiedendo cosa volesse da me questo centauro, con tanto di casco in testa, quando mi sento chiamare per nome: era un mio ex alunno, forse ex sostenuto a distanza che quasi non credeva ai suoi occhi, nel vedermi camminare per le strade di Maúa. Contento, mi disse di essersi diplomato, sposato e felice papà di quattro figli, uno in arrivo, con un bel posto di lavoro. Cosa si vuole di più dalla vita? La sua e la mia. Ancora una volta grazie Signore.

 

Mi trovavo a Gurué nella casa episcopale, per un incontro di preparazione al Capitolo Generale delle Suore Diocesane dell’Immacolata, della quale il vescovo, Mons. Francisco Lerma ed io – entrambi Missionari della Consolata – siamo gli assessori esterni. E fu lì che mi sento salutare in perfetto italiano da un giovane, non giovanissimo, sacerdote che si dichiara ex alunno , naturalmente, felice di incontrare la sua Prof. Dato che non sono stata una missionaria con fissa dimora, chiedo sempre dove mi ha incontrato... Nel seminario di Maputo, risponde, quando fu la supplente di padre Lerma, in Antropologia Culturale. E, senza darmi il tempo di meravigliarmi ( avevo dato due sole lezioni, a tre classi riunite in una... ), quando il mio “don”, mi dice di ricordare la lezione e me la sciorina, dicendomi che quella lezione di “antropologia del sacro”, le era servita anche per “bei voti” in università romane.

 

Ma gli incontri più simpatici avvengono sia in parrocchia, la domenica,  nell’attesa di entrare in chiesa per la celebrazione. Non so da dove, ma spunta sempre qualche anziano, ultraottantenne, che mi riconosce: era maestro o catechista di Maúa nel 1965... L’ultima volta é stata tutta da ridere, perché un signore più giovane, dimostrava di non conoscermi... Ma come? Non ricordi ai tempi di padre Abondio, padre Vidal, di suor Armida, suor Onorata... Questi giovani hanno poca memoria...non devo farci caso!!!

la sorellina porta il fratellino: quanta tenerezza fanno
queste "coppiette " che rallegrano la domenica le nostre chiese

l'uomo che si sta confessando é il signhor Bernardo Mocha, il 21º battezzato di
Maua, nel 1940...,il confessore è padre Hyacinto, tanzaniamo, missionario della Consolata
destinato a riaprire la Missione a Miruru vicino a Tete

 


 

il Vescovo di Gurue, dom Lerma, che benedice la prima pietra per una Casa di accoglienza per
malati  che vengono dall'interno per visite, esami o cure ambulatoriali nell'ospedale pubblico e non sanno dove alloggiare

 

il padre  che ricorda la lezione di antropologia data nel 1993

  

questo bimbo é incantato dalla macchina fotografica digitale e
la volle provare... scattando una  foto

 

uno dei tanti bimbi che mi distraggono in chiesa...

Carovana di venditrici di legna e carbone.

 

A Maua come in quasi tutta l’Africa rurale, si cucina sul fuoco a legna o carbonella vegetale. I contadini se li procurano per loro uso familiare, ma chi vive nelle cittadine, deve comperalo. Per questo il lavoro di taglia legna e produttori di carbonella, sono di attualità. In particolare, questa é una risorsa per le donne, le quali, quando hanno bisogno di qualche soldino, si organizzano, preparano  fasci di legna e sacchi di carbonella e se li caricano in testa e vanno al mercato cittadino. Gli uomini in genere caricano il prodotto sulla bicicletta, che spingono a piedi perché stracarica. Le donne invece, giungono in “carovana”, ognuna con il suo “pezzo”, adatto alle proprie forze. Una di queste carovane, intercettata da qualcuno che sapeva che volevamo fare una scorta di combustibile in vista del tempo delle piogge, le ha portate da noi.

grandi e piccole portatrici e venditrici di legna e carbonella

 

 

le tre piccole della comitiva

Ci siamo trovate davanti a una carovana familiare, composta da tre generazioni: nonne, mamme, nipoti... che potete contemplare nelle foto!

in fila si é messa anche suor Caritas Barri che oltre a pagare il giusto prezzo, ha rifocillato il gruppo e si é intrattenuta a parlare

 

questo sacco di carbone pesa più di 30 chili....

 

 

Buon Natale e Buon Anno, siano per tutti un Natale e un Nuovo Anno in cui cresciamo nella Pratica e nell’Annuncio della Fede in Gesù Cristo, Luce e Salvatore del mondo

 

suor Dalmazia Colombo

 

 

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