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Spigolature Aprile 2011

Pasqua Mozambicana

Il periodo Pasquale, in Mozambico, é vissuto in clima in clima Battesimale. Protagonisti sono i “Catecumeni”, ossia adolescenti, giovani ed adulti (a volte  famigliole intere) che, terminato la formazione religiosa, riceveranno il Battesimo nella notte di Pasqua.

In linguaggio liturgico,la Quaresima,  per i candidati al Battesimo, è tempo di “scrutini”. Forse nei primi tempi della Chiesa si trattava di vero e proprio esame di idoneità. Ora invece è simbolico e coinvolge i battezzandi, padrini  e tutta la comunità cristiana che li riceve come membri effettivi. 

Il Mercoledì delle ceneri e la Prima domenica quaresimale  sono dedicati e vissuti intensamente da tutti - anche non praticanti e catecumeni di ogni grado – alla grande cerimonia penitenziale dell’imposizione delle ceneri.

A dire il vero, non sapevo se, nella nostra parrocchia di centro capitale, sarebbe stato come nelle missioni dell’interno. Devo dire che è stato quasi più emozionante, per il numero e per la multi etnicità dei penitenti: europei, asiatici, americani del nord e latini, asiatici con gli occhi a mandorla o indiani e africani mozambicani e di tutto il continente; gente di ogni età, ceto e condizione di vita. Facevano tenerezza i papà e le mamme che porgevano con molta devozione i piccoli che portavano in braccio, i grandicelli attaccati alle ginocchia e i grandi, per essere ognuno cosparso di cenere. Il Mercoledì: tre sacerdoti, due ore di fila con lavoratori e studenti che arrivavano di corsa per ricevere il Segno.

La Seconda Domenica invece, scalati in tre messe, i 160 catecumeni della parrocchia di sant’Antonio di Polana, Maputo, hanno vissuto il Vangelo della Trasfigurazione: chiamati per nome, sono saliti all’altare e presentati alla comunità come “Eletti” e non più catecumeni.

La Terza domenica, gli “Eletti”, come la Samaritana al pozzo, chiesero l’Acqua viva e fu loro dato il “Credo” che distingue i veri adoratori ai quali è promessa l’Acqua Viva, Cristo.

Nella Quarta - domenica del “Cieco nato” – agli eletti sono segnati in fronte con il Segno della Croce e nell’ultimo scrutinio della Quinta domenica di Quaresima agli eletti viene consegnato il Padre Nostro, recitato insieme all’assemblea nella quale echeggiano le parole di Gesù:“Lazzaro vieni fuori: io sono la Risurrezione e la vita: chi crede in me non morirà”: la vita nuova del Battesimo è vicina.

 

 

 

 

 

Domenica delle palme

 

 

Della domenica delle palme mozambicana avevo realmente nostalgia e l’ho vissuta nella Comunità dei santi Martiri dell’Uganda, a una cinquantina di chilometri da Maputo. Percorrendo e osannando la processione delle palme, che è durata forse due ore, zigzagando per le strade sterrate del quartiere, ora a gruppetti, ora a fila indiana perché aveva piovuto, e minacciava pioggia, e si erano formate pozzanghere “laghetto”, ricordavo la mia prima processione delle Palme a Correia, nel 1966: Padre Severin Adriano si vide circondato come Gesù da gente osannante, con uno stuolo di bambini che, sventolando entusiasticamente le palme, lo sommergevano. Poi le Processioni all’interno delle chiese ( 1976 – 1990), perché impediti di uscire, non dalla pioggia, ma dalla legge che voleva cancellare Dio dal cuore di tutti i credenti, di qualsiasi fede. Ma anche la prima processione delle Palme dopo l’accordo di Pace del 1993, fra i rientrati dall’esilio! Tanti ricordi e tante foto... che si possono contemplare.

Una sorpresa, per me, durante la Messa. Al Sanctus i fedeli, le palme che avevamo deposto per la lettura della Passione di Gesù furono riprese e sventolate, cantando: “Santos, santos...Osanna, Osanna, Osanna” , a voci spiegate, polifone, possenti.

 

 

 

 

 

Incontri ...

Maputo , dove mi trovo, è la capitale del Mozambico, ed ha oltre un milione e mezzo di abitanti. Non avevo mai lavorato a Maputo, tranne un breve tempo, nel 1992. Non mi aspettavo perciò di trovare, in questa metropoli chi mi chiamasse per nome, eccetto le mie consorelle e confratelli e poco più.

Invece, una delle gioie profonde di questi miei primi tre mesi di ritorno in Missione, è, diverse volte di scoprire con gioiosa sorpresa di essere guardata, avvicina e sentire pronunciare – increduli – il mio nome (magari dopo aver chiesto se veramente ero io).

“Suor Dalmazia, sono Maria do Cèu, mi ricorda? Ma, dico a me me stessa, Maria do Céu era...una studente dell’Università, oggi forse avvocato... “SÍ, avvocato che è  suora!”. Incredibile, Maria do Céu!

Stavo entrando in chiesa la notte di Pasqua, quasi un’ora prima dell’inizio delle funzioni (che sono durate dalle 21 alle 2 di notte, per via dei Battesimi), per assicurarmi un posto da sedere. C’erano altre persone fra i banchi. Una bella signora mi guarda trasognata, pronuncia il mio nome: “Sí sono io, sono tornata, ma tu chi sei?” Ancora una volta una mia studente... Ha accanto a sè due ragazzini, sono i suoi figli. Il papà, un giudice, arriverà tra poco. Lei è superintendente del tribunale cittadino!

Ma quel 28 aprile non ho ascoltato Messa per colpa del “Diacono” che affiancava il celebrante. Quel viso non mi era sconosciuto. Forse era stato mio studente in seminario nel 1997 – 2000. E, invece di seguire in pace la messa, facevo i calcoli... Se fosse stato nella prima liceo nel 2000, poteva essere. Come Missionario della Consolata che hanno un lungo curriculum... Alla fine della Messa e, mentre io mi avvicinavo alla sacrestia, lui si è fatto avanti: è Jacinto di Massangulo, figlio del  signor Antonio, meccanico, cugino di Dalmazio, il primo bambino mozambicano, nato nelle mie braccia nel 1966, proprio un mio alunno. Anche lui si era tormentato durante la Messa per sapere se ero suor Dalmazia o no, e, avuta la conferma, ci siamo “scontrati” in un lungo abbraccio.

 

 

 

 

Fra gli incontri... "antichi combattenti" come padre Marchiol Amadio e padre Manuel Tavares... ma anche splendidi giovanissimi....

E, per incredibile che sembri, ho incontrato anche due suore albanesi e una angolana, che mi hanno "riconosciuto" attraverso "Don Antonio". Infatti hanno con lui fatto il corso di preparazione alla missione, tre anni fa, a Verona. Ora sono missionarie a Matola, a una trentina di chilometri da Maputo. Il mondo è piccolo, quello missionario poi è..anche UNICO!

A presto e un grande saluto a tutti

suor Dalmazia

 

 

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